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RU486

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2015 09:32
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18/11/2005 11:17
 
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Ru486: Exelgyn chiede registrazione farmaco in Italia: una vittoria dell’impegno radicale e una sconfessione di Storace
Le regioni vadano avanti: introdurre l’aborto farmacologico significa attuare la 194


Torino, 18 novembre 2005

Bruno Mellano (segretario Associazione Radicale Adelaide Aglietta) e Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato:



“Ogni volta che il ministro Storace apre bocca, l’introduzione della RU486 in Italia fa passi da gigante. Ieri, alla Camera, Storace ha affermato che “non è mai stata sollecitata la registrazione nel nostro paese …e ciò pone ovvi quesiti sulle motivazioni dell’azienda produttrice”; oggi i responsabili della casa farmaceutica Exelgyin, produttrice della RU486, comunicano di aver avviato le procedure per la registrazione del prodotto nel nostro Paese; dicono anche di non averlo fatto nel 1999, quando il farmaco era stato registrato in tutta Europa tranne Italia e Portogallo, per paura della lobby anti-abortista.

Grazie alla tenacia di Silvio Viale (giustamente nominato oggi nella Direzione della Rosa nel Pugno) e dei radicali piemontesi, la questione dell’introduzione dell’aborto farmacologico in Italia è ora parte integrante dell’agenda politica e la casa farmaceutica ha potuto superare le sue riserve “politiche” e non, come voleva far credere Storace, “tecniche”, relative alla qualità di un farmaco che è stato testato,ormai, da milioni di donne europee.

Siamo entrati nella fase più delicata della lotta; Storace le sta provando tutte per fare ostruzionismo: ha costretto le donne che “sperimentano” la pillola a Torino ad un incomprensibile ricovero per tre giorni; tenta di rendere ancora più complicate le modalità di accesso al farmaco da parte di quegli ospedali che hanno scelto la strada della richiesta diretta all’azienda produttrice; s’inventerà sicuramente, spalleggiato da Giuliano Ferrara, altri ostacoli e trabocchetti.

Le Regioni devono andare avanti senza tentennamenti, sventolando in faccia al ministro l’art. 15 della legge 194, che non lascia dubbi sulla legittimità della RU486: “Le regioni, d’intesa con le università e gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario … sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”. Dunque, chiunque chieda l’introduzione dell’RU486 chiede semplicemente l’attuazione, dopo 27 anni, di una legge pienamente vigente, che ha superato anche la prova referendaria; chiunque, Storace in testa, ponga ostacoli a tale richiesta non vuole l’attuazione della legge; e questo, per un ministro della Repubblica, è grave se non intollerabile.

Chediamo che la prossima Conferenza Stato-Regioni affronti la questione RU486; più a lungo termine, chiediamo che l’Unione affronti un’altra questione che Storace e Ferrara si guardano bene dall’affrontare: l’obiezione di coscienza. Secondo le cifre comunicate dal governo al Parlamento, negli ospedali italiani il 57,8% dei ginecologi, il 45,7% degli anestesisti e il 38,1% del personale non medico è obiettore … ma in Basilicata i ginecologi obiettori sono l’83,3%; nelle Marche il 78,4%; nel Lazio il 77,7%; in Puglia il 76,8%; in Piemonte il 56.3%.

L’aborto clandestino e di classe è ancora una realtà, nell’Italia del terzo millennio, per milioni di donne, le più povere, le meno istruite. E’ o non è un problema per la sinistra, oggi di opposizione, domani di governo?”.

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