E' accaduto presso l’ospedale civile “G. Consalvi” nel mese di Agosto 2006
Il sottoscritto COMEGNA Domenico vuole con questo intervento rendere pubblica la vicenda sanitaria di una sua congiunta, avvenuta nel periodo fra l’11/08/2006 e il 03/09/2006 presso l’OSPEDALE CIVILE “G. CONSALVI “ DI CASOLI (CH).
Il tutto ha avuto inizio l’11/08/2006 quando la paziente è stata da me accompagnata ad una visita cardiologica da esterna presso il suddetto OSPEDALE; alle ore 10,30 circa l’infermiera presente in ambulatorio ha effettuato il previsto esame ELETTROCARDIOGRAFICO (ECG), siamo quindi rimasti in attesa dell’arrivo del medico di turno in ambulatorio.
Durante la nostra attesa, durata alcune ore, è passato un medico che qualche anno prima aveva avuto in cura la mia parente e con grande gentilezza ha in modo informale preso visione del suo RX-TORACICO.
La reazione del medico è stata di grande preoccupazione per la gravità della situazione a suo giudizio da ricovero immediato, dato che dall’RX-TORACICO il cuore risultava notevolmente ingrossato. Naturalmente la decisione relativa al ricovero spettava al medico quel giorno di turno ma mi è stato assicurato che certamente si sarebbe proceduto in questo senso.
Quando finalmente è stata effettuata la visita cardiologica il medico preposto ha diagnosticato uno “SCOMPENSO CARDIACO DI III° GRADO DELLA SCALA NYHA”, ma non è stato da lui ritenuto necessario il ricovero giudicando sufficiente una terapia domiciliare ed invitando “COME CONSUETUDINE “ la paziente ad una visita di controllo dopo un mese in data 11/09/2006.
Nei giorni successivi, non notando nella mia parente segni di miglioramento e notevolmente preoccupato da quanto dettomi informalmente dal medico durante l’attesa della visita cardiologica, ho concordato con un sanitario il ricovero della paziente.
Il ricovero è avvenuto in data 17/08/2006, il giorno seguente sulla CARTELLA CLINICA della degente veniva annotato la richiesta di un ESAME ECOCARDIOGRAFICO, ESAME MAI ESEGUITO.
Fa meraviglia che questo ESAME non sia stato richiesto dal medico che l’11/08/2006 ha visitato la mia congiunta in quanto normalmente lo si effettua a completamento della visita cardiologica, così come è stato omesso l’ECG HOLTER che è un altro esame fondamentale per avere un quadro completo di una CARDIOPATIA.
Nei giorni seguenti, la degente è stata accudita da me e dalla figlia adottiva e nel periodo che intercorre tra la data del suo ricovero e il 24/08/2006 i medici giudicavano le sue condizioni MIGLIORATE tanto che il primario del reparto il giorno prima della sua partenza per le ferie, appunto il 24/08/2006, annotava sulla CARTELLA CLINICA: “CONDIZIONI STABILI. MIGLIORATA”.
E’ lecito da parte mia domandarmi su quali basi il primario abbia formulato la sua diagnosi di MIGLIORAMENTO visto che nessun tipo di accertamento era stato effettuato, voglio far notare inoltre che il primario leggendo la CARTELLA CLINICA non può non aver notato che l’ECOCARDIOGRAMMA richiesto già da una settimana non era stato effettuato.
Fra il 25/08/2006 e il 29/08/2006 la degente fu sottoposta alla terapia farmacologica prescritta al momento del ricovero, il giorno 28/08/2006 un dirigente medico del reparto ha richiesto alla sezione IMMUNOMETRIA del laboratorio analisi dell’OSPEDALE CIVILE DI CASOLI il dosaggio del CA19-9, dai valori emersi da questo esame il medico, allarmato, ha richiesto una ECOGRAFIA ADDOMINALE per sospetta neoplasia intestinale.
Il pomeriggio del 29/08/2006 l’altro dirigente medico del reparto mi ha convocato per comunicarmi che a suo giudizio la paziente era migliorata essendosi ricompensato il cuore ed essendo tornata la POTASSIEMIA ai valori normali, la degente poteva quindi secondo lui essere dimessa, la cosa ovviamente mi destò sorpresa avendo il suo collega richiesto il giorno prima una ECOGRAFIA ADDOMINALE ANCORA DA EFFETTUARSI ed a causa di ciò era necessario trattenere la paziente ancora alcuni giorni.
Torno ancora a chiedermi in base a cosa il medico favorevole alla dimissione della mia parente abbia espresso la sua DIAGNOSI dato che in due settimane non era stato effettuato nessun accertamento relativo alla CARDIOPATIA della paziente e non essendo mai stato richiesto un altro RX-TORACICO PER VALUTARE L’OMBRA CARDIACA.
Nei giorni successivi, nei quali la malata iniziava a presentare segni di PEGGIORAMENTO, i medici notando probabilmente le sue difficoltà respiratorie decisero di effettuare un EMOGAS-ANALISI per valutare la funzionalità RESPIRATORIA.
Ci troviamo anche in questo caso di fronte ad un esame importantissimo che per grave negligenza dei medici non fu effettuato al momento del RICOVERO.
Siamo arrivati all’epilogo, purtroppo drammatico, della vicenda.
Dalla sera del 02/09/2006 e nel corso di tutta la successiva nottata la mia congiunta presentava evidenti segni di peggioramento, ed io che come altre volte la accudivo nel corso della nottata, mi sono molto preoccupato tanto che ho ripetutamente chiesto agli infermieri presenti in reparto di chiamare urgentemente il MEDICO DI GUARDIA, ma nonostante le mie insistenze il personale presente non lo ha ritenuto necessario.
La mattina di domenica 03/09/2006, dopo che io ero tornato a casa per riposare, la figlia adottiva della degente, constatate le sue gravissime condizioni, ha chiesto al medico presente in reparto, le dimissioni volontarie della paziente stessa; ha inoltre chiesto come mai una persona fino a due giorni prima ritenuta “MIGLIORATA” avesse subito un così improvviso peggioramento tanto da arrivare ad uno STATO COMATOSO, per tutta risposta il medico l’ha allontanata dal suo studio con maniere che eufemisticamente posso giudicare poco educate.
Alle 9,30 circa la degente veniva dimessa dall’ospedale mentre io, che ero nel frattempo tornato e la figlia adottiva seguivamo l’ambulanza con la nostra auto.
Vi è qui da sottolineare una incredibile leggerezza da parte del medico presente in reparto: la degente è stata dimessa senza che la CARTELLA CLINICA fosse firmata, inoltre lo stesso medico non ha ritenuto necessario compilare il certificato di dimissione.
Questa è l’esposizione dei fatti relativi all’assurda vicenda sanitaria della mia parente che è purtroppo deceduta nella stessa giornata di domenica 03/09/2006.
Ora esporrò brevemente ciò che è accaduto nei mesi successivi.
Innanzitutto quando, dopo mia richiesta, mi è stata consegnata LA CARTELLA CLINICA, mancavano sia l’ECG effettuato in occasione della visita cardiologica da esterna, sia il referto relativo alla visita stessa.
Sia l’ECG che il referto erano stati da me consegnati al personale medico al momento del ricovero della mia parente e quando ne ho chiesto la restituzione mi è stato disinvoltamente risposto che entrambi erano andati smarriti.
Sulla base delle molte perplessità che questa vicenda clinica presenta, il 03/10/2006 ho presentato una DENUNCIA-QUERELA alla PROCURA DELLA REPUBBLICA DI LANCIANO chiedendo di verificare se da parte dei sanitari del reparto presso il quale la mia congiunta era stata ricoverata vi fosse stato comportamento colposo che abbia concorso in modo diretto o indiretto a causare il DECESSO della degente.
Il 18/12/2006 denunciavo il caso alla ASL LANCIANO-VASTO rivolgendomi direttamente al DIRETTORE GENERALE al quale chiedevo di disporre un indagine interna al fine di verificare se i sanitari avessero adempiuto ai loro doveri professionali ed etici. A seguito di questo mio esposto alla ASL LANCIANO-VASTO il DIRETTORE SANITARIO DELL’OSPEDALE CIVILE DI CASOLI ha chiesto al primario del reparto ove la mia congiunta era stata ricoverata, una relazione relativa sia alla visita della paziente che al suo ricovero.
Voglio qui di seguito riportare alcuni punti salienti della relazione del suddetto primario.
Innanzitutto il medico sostiene che io lo abbia pregato di NON RICOVERARE LA PAZIENTE, cosa da me mai fatta anzi, come si può desumere dal mio comportamento sono rimasto allibito dalla sua decisione di effettuare una terapia domiciliare.
Faccio notare inoltre che il medico non si è mai reso disponibile ad ulteriori controlli della paziente qualora non vi fossero stati miglioramenti come invece è stato da lui asserito e visto quanto esposto mi sembra risibile che nella stessa relazione il medico dica: “ IN QUELL’OCCASIONE VENNI RINGRAZIATO CON AFFETTO E TRASPORTO DA ENTRAMBI”.
Il giorno 24/08/2006 il suddetto PRIMARIO annota di suo pugno sulla CARTELLA CLINICA la frase già riportata: “CONDIZIONI STABILI. MIGLIORATA”, frase già di per sé contraddittoria in quanto una cosa STABILE non presenta mutamenti e vorrei sapere come può ciò che è immutato essere “MIGLIORATO”.
Torno inoltre a chiedermi sulla base di quali ESAMI DIAGNOSTICI SIA STATO ESPRESSO QUESTO GIUDIZIO.
Per quel che concerne la parte successiva della DEGENZA, il medico dice di basarsi su quanto a lui riferito da medici, infermieri, ausiliari e familiari, ed essendo stati io e la figlia adottiva gli unici ad aver costantemente accudito la paziente vorrei sapere a quali familiari egli si riferisce.
Il giorno 03/09/2006 dopo che la figlia adottiva aveva chiesto le dimissioni volontarie della paziente, alcuni volontari della PROTEZIONE CIVILE, e non i medici e gli infermieri del reparto come riferito nella relazione, accompagnavano la paziente in ambulanza.
Qui la relazione prende una piega COMICA in quanto vi si riferisce che una infermiera ed una ausiliaria mi hanno visto salire sull’ambulanza della PROTEZIONE CIVILE e si sono quindi gettati all’inseguimento della stessa allo scopo di farmi firmare LA CARTELLA CLINICA, quando come ho già detto io e la figlia adottiva della degente abbiamo seguito l’ambulanza con la nostra auto.
IL CATTIVO FUNZIONAMENTO DEI REPARTI OSPEDALIERI NEL PERIODO ESTIVO
Ora che ho esposto la vicenda sanitaria della mia congiunta, è doveroso soffermarmi su alcuni aspetti relativi al funzionamento dei reparti ospedalieri che nel periodo della degenza sono stati da me con molta amarezza riscontrati.
Per prima cosa nel periodo estivo presso l’OSPEDALE CIVILE DI CASOLI i reparti di LUNGODEGENZA e RIABILITAZIONE , a causa della carenza di personale, vengono accorpati.
Si crea in questo modo una situazione caotica nella quale sia i medici, sia gli infermieri, sia gli ausiliari si vengono a trovare privi di ogni certezza relativamente ai loro compiti e responsabilità.
Non si capisce inoltre il motivo per cui due reparti che svolgono attività molto diverse vengano accorpati tra loro e secondo quale criterio, ad esempio, un medico specializzato nelle patologie e nell’assistenza di anziani del reparto di LUNGODEGENZA venga con grande leggerezza incaricato di svolgere funzioni di competenza di uno specialista di RIABILITAZIONE.
Quale beneficio e quale tranquillità può avere un DEGENTE nel vedersi affidato alle cure di un medico proveniente da un altro tipo di specializzazione?
Inoltre il tutto nel caso specifico dell’OSPEDALE CIVILE DI CASOLI è aggravato dal fatto che essendo stato da poco soppresso il reparto di CHIRURGIA tutto il personale si trovava a vivere una penosa sensazione di PRECARIETA’ a causa delle ricorrenti voci su una imminente chiusura anche degli altri reparti.
Ho personalmente notato, in tutto il personale ospedaliero, un forte lassismo. Infermieri, per esempio, che durante il turno svogliatamente svolgevano le loro mansioni e passavano ore a chiacchierare al cellulare in corsia con parenti e amici; medici che si limitavano a compiere il minimo del loro dovere e che nella cura dei degenti procedevano ognuno per proprio conto senza minimamente consultarsi con i colleghi sui procedimenti terapeutici per gli stessi pazienti. In tutto il reparto regnava un generale clima che per usare un'espressione del gergo napoletano potrei definire di «TIRIMM A CAMPA'».
Si può facilmente intuire il tipo di ricaduta che ha sui pazienti una situazione come quella da me ora descritta.
Devo fare un'ulteriore amara constatazione, io in tutta questa relazione ho sempre parlato dell'ospedale civile di Casoli, quindi di una struttura pubblica. Come si può sentire, secondo voi, un anziano, magari solo, appartenente ad una fascia sociale svantaggiata, che relegato in una corsia si vede trattato come un numero di cartella clinica e non come una persona con una sua identità e dignità da rispettare, ed allo stesso tempo vede nello stesso ospedale, nello stesso reparto persone appartenenti a quella che ironicamente potrei definire la "Casoli bene" trattata con guanti di seta ricoverati in stanze singole con bagno personale ed ai quali tutte le possibili attenzioni vengono rivolte?
Come dovrei definire un simile comportamento se non classista?
E qui torniamo alle note dolenti; ogni medico, ogni infermiere, non dovrebbe prima di tutto ricordare sempre che ogni degente è innanzitutto una persona con una sua dignità e dei diritti imprescindibili e non un letto occupato e dei fogli di cartella clinica da compilare?
Fin qui abbiamo parlato di una situazione specifica relativa all’ospedale civile di Casoli ove a causa della mancanza di fondi spesso si è costretti a DRASTICHE riduzioni del personale che a malapena garantiscono al DEGENTE il minimo delle cure indispensabili.
Di questa grave situazione la colpa non è ovviamente imputabile alle sole strutture sanitarie, in quanto è sotto gli occhi di tutti i cittadini-contibuenti, come le pubbliche amministrazioni invece di investire su servizi essenziali (quali appunto LA SANITA’) dislapidano decine di migliaia di EURO in tarantelle e concertini aulicamente definiti eventi CULTURALI.
Domenico COMEGNA