Laicità

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domenico
00lunedì 21 novembre 2005 10:00
Comunicato stampa del dott. Tosti
Comunicato Stampa del Dott. Tosti a commento della sentenza del Tribunale de L'Aquila che l'ha condannato a 7 mesi di reclusione.
Domenica, 20 novembre 2005

È stata scritta, in un'aula-ghetto allestita "senza crocifisso" e destinata appositamente ad uno "sporco" imputato non cattolico, una delle pagine più epiche della Giustizia italiana, perché si è finalmente inflitta una giusta ed esemplare condanna a chi, pretendendo di affiancare al sacro simbolo del crocifisso i propri falsi simboli, ha manifestato con sconfinata arroganza l'assurda pretesa di godere degli stessi diritti e della stessa dignità che la Repubblica Pontificia italiana accorda, giustamente, alla sola superiore razza dei Cattolici.
Plaudo alla totale prevaricazione del mio diritto di difesa e all'imposizione del termine preventivo di "due minuti", che mi è stato benevolmente concesso dal GUP-Presidente del collegio per formulare ed illustrare le mie richieste. Mi rammarico pubblicamente con la Stampa per la limitazione del Suo diritto di cronaca e di ripresa audiovisiva, che ha impedito la documentazione della celebrazione del dibattimento nell'interesse della collettività e a garanzia della trasparenza della Giustizia. Spero che la mia sentenza di condanna -contro la quale ricorrerò- sia l'inizio di un incendio che risvegli le coscienze dei sudditi italiani che non intendono più tollerare l'emarginazione e la discriminazione che parte dei Cattolici attua ai danni degli atei, degli agnostici, degli ebrei, degli islamici, dei buddisti, degli evangelisti, dei valdesi, dei testimoni di Geova e di tutti coloro che si identificano in religioni diverse dalla loro.
Spero che i 40 giorni per il deposito della motivazione della condanna siano sufficienti per giustificare la violazione dell'art. 9 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, che sancisce che "ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione: questo diritto importa la libertà di cambiare religione o pensiero, come anche la libertà di manifestare la propria religone o il proprio pensiero individualmente o collettivamente, in pubblico o in
privato, per mezzo del culto, dell'insegnamento, di pratiche e compimento di riti". Ringrazio tutti coloro che si sono sobbarcati i disagi e le spese di un viaggio per assistere alla celebrazione di questo cristallino processo che, spero, resterà impresso nella loro memoria. Ringrazio i deputati Enrico Buemi e Marco Pannella per l'appoggio morale e per la stima che mi hanno dimostrato con la loro presenza fisica a L'Aquila. Ringrazio infine il Dio dei Cattolici per avere offerto a mia moglie e a me l'opportunità di conoscere Marco Pannella e di stringere la "zampa" di questo leone radicale che è riuscito, contro la volontà della maggior parte degli italiani, a rendere più libera e più dignitosa l'esistenza di tutti gli italiani.
Luigi Tosti
Severino MIngroni
00lunedì 21 novembre 2005 11:18
prima ci dicano che sono Parlarmentari italiani e non monsignori vaticani !
Capezzone: ma oltre a (e prima di) dirci se vogliono rieleggerlo, perché i due Poli non ci dicono se condividono o no le affermazioni di Ciampi sulla laicità dello Stato?


Roma, 20 novembre 2005

• Dichiarazione di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani

Oltre a (e prima di) dirci se vogliono rieleggerlo, oltre a (e prima di) coinvolgerlo in dispute partigiane, faziose, volte ad "arruolarlo" o ad evitarne il presunto "arruolamento" da parte dello schieramento opposto, perché i due Poli e i loro leader non ci dicono se - almeno - condividono le chiare, nette e positive affermazioni di Carlo Azeglio Ciampi sulla laicità dello Stato?

Perché Berlusconi non ha difeso con Ratzinger la laicità della Repubblica? E perché, anche nell'Unione, sembra impresa ardua trovare (Rosa nel pugno a parte) leader politici che si attestino sulla linea scelta dal Capo dello Stato nel suo incontro di giugno con Benedetto XVI?

Come si dice in questi casi: domandare è lecito, rispondere è cortesia...
da www.radicali.it/view.php?id=45751



Maria Carmela
00martedì 22 novembre 2005 10:16
Ultime sulla condanna del Giudice Tosti:

Leggi>>
Severino MIngroni
00lunedì 28 novembre 2005 10:12
cliccando, fatevi due risate...amare!
www.sergiostaino.it/05-11-27%20p.htm
Maria Carmela
00martedì 29 novembre 2005 09:54
Ma in che epoca stiamo vivendo?
Risate amare sì .... [SM=g27813]

Caspita !! Ma sto vivendo davvero nel 2000? Non è che sono tornata nel medioevo con la macchina del tempo e non me ne sono accorta? [SM=g27825]

Vogliono occultare la teoria di Darwin nelle scuole, condannano giudici laici (com'è che non l'anno ancora messo al rogo?).... meglio il raschiamento che la pillola .... eccetera .... eccetera ..... [SM=g27834]

Severino MIngroni
00sabato 3 dicembre 2005 14:08
miracoli sbandierati e ...miracoli taciuti !
Vescovo incontra il papa e muore
venerdì, 2 dicembre 2005
Mercoledì aveva visto il Papa, Benedetto XVI, e con lui si era intrattenuto per qualche minuto, parlando di Teramo, prima di andare a far visita alla tomba di Karol Woytjla. Dal Santo Padre aveva anche portato i suoi diocesani e celebrato la Santa Messa nella basilica di San Pietro. L’ultima funzione ufficiale. Monsignor Vincenzo D’Addario, vescovo della diocesi di Teramo-Atri, è morto improvvisamente ieri mattina: stava pregando nella cappella privata della Curia quando, alle 7,30 circa, è stato colto da un malore. Un infarto fulmineo. Al suo fianco c’era suor Grazia, in raccoglimento con lui. Inutili i soccorsi. Monsignor D’Addario aveva 63 anni, era nato a Pianella e dal 19 ottobre 2002 si era insediato a Teramo. La scorsa settimana si era sottoposto ad un check up cardiologico, analisi ed esami strumentali. Soffriva di ipertensione, ma la visita non aveva evidenziato particolari anomalie di rilievo. La sera precedente era rientrato alle 21,30 da Roma dove aveva accompagnato 1.300 diocesani, tra i quali moltissimi giovani, in udienza dal Papa. Si era poi intrattenuto personalmente con il Pontefice e l’argomento della loro chiacchierata era stato anche il servizio pastorale assunto a Teramo. [...]
Fonte: il Messaggero
Non è mai troppo bello parlare male dei morti: e questo non è nemmeno un sito dedicato all’umorismo all’inglese. Tuttavia, solo due giorni fa è stata ampiamente diffusa dai mass media la notizia che un bimbo sarebbe guarito dal cancro dopo aver incontrato il papa (sottacendo, peraltro, il ricorso alla chemioterapia). Quest’altra notizia proveniente da Teramo, invece, è passata sotto silenzio. La Chiesa cattolica sostiene di proclamare i miracoli “scientificamente”: bene, altrettanto scientificamente, cominci a utilizzare anche le “prove” di segno contrario.

da uaar.it/news/index.php?entry=entry051202-175629
Severino MIngroni
00mercoledì 7 dicembre 2005 11:29
Pierferdinando Casini, che ridere, se non fosse un Parlarmentare!
www.unita.it/vignette/staino/20051205.gif
Severino MIngroni
00lunedì 26 dicembre 2005 10:54
atrofia spirituale di un locked-in tecnologico, per fortuna! Natale e omofobia:
Il Natale è solo una festa cristiana?
domenica, 25 dicembre 2005
Nel suo primo messaggio natalizio, Benedetto XVI ha auspicato per l’ennesima volta che l’Italia mantenga le proprie radici cristiane, che si fonderebbero proprio sul Natale. Queste le sue parole:
Buon Natale ai romani e agli abitanti dell’intera nazione italiana, alle autorità e ai responsabili delle pubbliche istituzioni, alle famiglie, alle diverse comunità e a coloro che vivono in ogni ambiente sociale. [...] Possa il popolo italiano mantenere sempre viva la memoria di questo evento su cui poggia quell’eredità cristiana che ha fecondato la tradizione, l’arte, la storia e l’intera cultura dell’Italia.
Fonte: Repubblica.it

www.repubblica.it/2005/k/sezioni/esteri/paparatzinger1/messaseconda/messaseco...


Ma il Natale è ancora percepito come una festa cristiana? Sono anni che si discute dell’impronta consumista che lo avvolge sempre di più. Esiste un ulteriore aspetto che andrebbe affrontato: nonostante gli auspici vaticani, l’Italia (e più in generale la società europea) è non solo sempre più secolarizzata, ma è anche sempre più pluralista. Il “cristianismo” culturale sempre più diffuso nel nostro paese impedisce forse di discuterne liberamente. Quest’anno non sembra siano nate controversie sui presepi e sui canti natalizi nelle scuole, ma non è ancora chiaro se ciò sia avvenuto per maggior rispetto di chi non ha la stessa opinione della maggioranza, oppure, al contrario, per la rassegnazione da parte del corpo docente a tentare strade alternative. Per sprovincializzarsi un po’, può essere utile leggere cosa succede appena passato il confine, in Svizzera.
Un articolo di Jean-Michel Berthoud (in italiano) sul Natale multiculturale in Svizzera è stato pubblicato su Swissinfo

www.swissinfo.org/sit/swissinfo.html?siteSect=107&sid=6290469&cKey=11354...


Un commento sul Natale in Asia è stato invece diffuso dall’agenzia Reuters. Significativo il titolo “Buddhista, induista, musulmana o atea, l’Asia si è annessa il Natale”.
L’articolo di Nur Dianah Suhaimi è stato ripreso (in francese) sul sito del Nouvel Observateur

permanent.nouvelobs.com/etranger/20051222.REU8573.html?1803


Gli auspici vaticani, visti dal continente più esteso del mondo (e, nello stesso tempo, anche il continente con la minor presenza cristiana), sembrano essersi realizzati al contrario. La festa si diffonde, ma è la festa del Babbo Natale inventato dalla Coca-Cola, e non ha più alcuna radice cristiana. Del resto, non bisogna mai scordarsi che lo stesso Natale cristiano, come data e come rito, ha profondissime radici nei culti delle religioni misteriche dell’anticichità classica, a loro volta concepiti sui preesistenti riti legati al solstizio d’inverno. Una festa che si rinnova incessantemente, dunque, ma che nessuna religione o ideologia è mai riuscita a fare propria.

La notizia è interessante? votala: ( 3.7 / 14 )

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Reinas vietato ai minori
domenica, 25 dicembre 2005
La commissione di censura ha parlato: in Italia “Reinas” potrà essere visto solo dai maggiori di 14 anni. Motivazioni: una scena di sesso ritenuta esplicita e la “particolare tematica” del film (che racconta vicende legate ai primi matrimoni gay in Spagna). Il distributore Andrea Occhipinti non ci sta e attacca a testa bassa. “Sono allibito - dice Occhipinti - che si possa vietare ai minori di 14 anni Reinas con la scusa che c’è una scena di sesso esplicito nel bagno di un treno fra una delle madri dei protagonisti e uno sconosciuto, scena che potrebbe essere mostrata in televisione alle sei del pomeriggio e non turberebbe nessuno, e per la tematica ‘particolare’ del film. In realtà è pura omofobia”. E l’affondo non finisce qui: “Perché in questo Paese non sono vietati ai minori film volgari e violenti mentre quando si tratta di omosessualità arrivano le censure? A Venezia un parroco dice che non è opportuno che il film esca a Natale e un assessore della Lega dichiara che non deve essere programmato in una sala del Comune perché non rispetta la tradizione della famiglia naturale prevista dalla Costituzione. Non più di una settimana fa, un’associazione per la difesa della famiglia italiana dichiarava che il film doveva essere addirittura bandito dalle sale italiane. Tutto questo accade su un film non politico, ma che tratta semplicemente in stile di commedia un fatto di attualità. Non si è sposato proprio ieri Elton John ricevendo pubblicamente gli auguri di Tony Blair?”. [...]
Fonte: MTV

La notizia è interessante? votala: ( 3.7 / 24 )

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da www.uaar.it/news/index.php?entry=entry051225-163102
Severino MIngroni
00venerdì 13 gennaio 2006 16:55
povera Italia nostra:
ADUC
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Tel. 055.290606 - fax 055.2302452
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Comunicato stampa

13 Gennaio 2006


CROCIFISSO A SCUOLA. DOVREMO TENERCELO PERCHE' SIMBOLO DELL'ACCORDO CON IL VATICANO... POVERA ITALIA, SPERIAMO SOLO IN UN NOVELLO ALESSANDRO MANZONI

Firenze, 13 Gennaio 2005. Secondo l'Avvocatura generale dello Stato, interpellata da una madre che non voleva il crocifisso nell'aula della scuola del proprio figlio, questo simbolo religioso deve esserci proprio nel rispetto della Costituzione. Antonio Palatiello ha fatto notare che cio' e' consono all'art.7 della Costituzione, e che il crocifisso ci deve stare in quanto emblema della Chiesa cattolica legata all'Italia con un patto speciale, modificabile solo cambiando la Costituzione. Segno visibile dell'alleanza con il Vaticano, che l'avvocato dello Stato giudica come parte del nostro patrimonio storico, distintiva del nostro modo di essere laici, "nonche' sintesi visiva di valori etici esattamente coincidenti nel loro nucleo essenziale con quelli fondamentali della nostra Nazione". E, siccome nelle prese d'atto ufficiali del proprio potere ci stanno sempre bene alcuni concetti, ecco che l'avv. Palatiello conclude la sua nota con: "l'art.7 da' luogo al modo di essere della Repubblica, e per toglierlo dalle aule scolastiche bisognerebbe insieme dubitare dei valori culturali ed etici che il simbolo esprime, quali la centralita' dell'uomo, il rispetto della vita, la solidarieta' e la pace".
Una cosa e' certa. Non si finisce mai di imparare. Ora sappiamo, nonostante a scuola abbiano in qualche modo cercato di insegnarci qualcosa di piu' ampio, che il crocifisso non e' tanto simbolo della cristianita' ma del Vaticano.
Povera Italia e povera Costituzione. Nonche' povero Diritto e povera speculazione istituzionale. Il tutto viene invertito e artefatto si' da giustificare la superiorita' di proprie scelte ideologiche rispetto ad altre. L'esatto contrario di quello che dovrebbe fare uno Stato non-confessionale. Allo Stato garante della liberta' e dell'esercizio della stessa da parte di chiunque, si e' sostituito uno Stato etico che, pur di giustificare il suo essere, cambia la storia... cos'altro e' un crocifisso bandiera non solo del Vaticano, ma di uno specifico accordo con un altro Stato al proprio pari (Vaticano e Italia siedono all'Onu con pari dignita').
In questo marasma di buio della ragione, come gia' fu nel secolo 1800, non possiamo che auspicare la nascita di un novello Alessandro Manzoni che, come fu con i "Promessi Sposi", metta alla berlina con un'opera basilare della storia della letteratura consegnandola ai posteri, il ridicolo e la pochezza di un modo di vita e istituzionale.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
domenico
00venerdì 24 febbraio 2006 18:14
Ora di religione
L'ora di religione. Privilegi porporati e sempre più soldi alle scuole cattoliche. Dove è finito lo Stato Laico?

di Simona Maggiorelli

L'inizio è nelle pagine di storia: l'insegnamento della religione cattolica fece il suo ingresso ufficiale nelle scuole italiane nel 1923 con la riforma Gentile. Una scelta rafforzata poi dal concordato del '29. Ora però, a più di cento anni di distanza, la ministra dell'Istruzione Letizia Moratti insiste su un inattuale ritorno a un modello confessionale della scuola pubblica. Lo raccontano l'assunzione come insegnanti di ruolo di 10mila insegnanti di religione varata dal governo Berlusconi e il fatto che le assenze degli studenti all'ora di religione ora vengono segnate e interpretate come penalità, eludendo il "particolare" che si tratta pur sempre di una materia facoltativa. Ma non solo. La commissione guidata da monsignor Tonini incaricata dalla Moratti di stilare una manuale deontologico ha appena concluso i suoi lavori e, presto, ne avremo il pensum ad uso di tutti gli insegnanti, non solo quelli dell'ora di religione. Mentre il vicepresidente del Cnr, lo storico Roberto De Mattei, con il compito di riformare la ricerca nel settore delle materie umanistiche, lancia proclami per una riscatto della società cristiana e contro i progressi della scienza, come fondatore della associazione Lepanto. E non si tratta, purtroppo, di un film in costume sul ritorno dei crociati. Basta andare sul sito www.lepanto.org per rendersene conto. Si tratta, purtroppo, di scelte vere e pesanti, di cui si vedono già le ricadute sui programmi scolastici e sulla ricerca. Lo si è già visto con il tentativo della ministra Moratti di fare spazio al creazionismo nei programmi di biologia, ostracizzando l'evoluzionismo di Darwin. Un tentativo fermato dalle dure accuse mosse dall'Accademia dei Lincei già nell'aprile del 2004, ma poi approdato alla nomina ministeriale di una commissione presieduta da Rita Levi Montalcini e incaricata di decidere dell'utilità dell'insegnamento di Darwin i cui documenti finali sono stati pesantemente manomessi, come aveva denunciato ad Avvenimenti il professor Vittorio Sgaramella, docente di biologia molecolare dell'università della Calabria e membro della commissione Montalcini e come ora racconta MicroMega nel nuovo numero Chi ha paura di Darwin ?
Abbiamo chiesto a Mario Staderini, insieme all'associazione radicale anticlericale, studioso delle cose Vaticane e autore di un libro sull'8 per mille, di raccontarcene radici e conseguenze.
"In questo viaggio, partiamo dall'insegnamento della religione cattolica all'interno della scuola pubblica- suggerisce Mario Staderini -. Si tratta di un privilegio concesso dallo Stato in base al Concordato, una norma di favore riservata alla sola Chiesa cattolica con cui si fa della scuola uno strumento di promozione di una confessione religiosa, peraltro discriminando tutte le altre".

Come si traduce in concreto?
Lo Stato è obbligato ad inserire l'insegnamento della religione cattolica all'interno dell'orario scolastico, e ne paga i professori. Oggi sono circa 20mila ed è il Vescovo a designarli, rilasciando –e revocando- il certificato di idoneità in virtù di un giudizio etico e morale. C'è, dunque, un potere di controllo nei confronti di dipendenti statali da parte della Diocesi e della Cei, la Conferenza episcopale, che dà le direttive.

L'intesa firmata nel 2003 fra Ministero e Cei ha aggravato questa situazione?
Si è consentito alla Cei di fissare gli obiettivi dell'insegnamento, controllandone così anche i contenuti. Negli ultimi anni è in corso una vera e propria deriva clericale. Dopo numerosi tentativi di eludere la facoltatività dell'ora di religione, sono state approvate leggi unilaterali, come quella varata dal governo Berlusconi per l'immissione in ruolo degli insegnanti di religione. Ne sono già stati inseriti 10mila e si arriverà a 15383 entro l'anno prossimo. Ma il Concordato non prevedeva nulla del genere.

Con quali costi per lo Stato?
Non c'è ancora una stima precisa, ma lo si può facilmente calcolare considerando uno stipendio medio di 2000 euro lordi: moltiplicato per 20mila si arriva a 500 milioni di euro a carico dello Stato ogni anno. Questo solo per gli insegnanti, senza contare il valore e le spese per le strutture.

Gli insegnanti di religione entrano nei consigli di classe, partecipano alla valutazione scolastica degli alunni. Quanto incide il loro giudizio?
Con la riforma Moratti si tenta di equiparare anche il valore didattico, inserendo la valutazione in pagella. Sotto il piano numerico, i sindacati denunciano che, da qui al 2008, ogni tre docenti assunti dalla scuola pubblica, uno sarà di religione cattolica. La loro immissione in ruolo, poi, apre scenari paradossali: ammettiamo che non venissero più giudicati idonei all'insegnamento e revocati dal vescovo, perché divorziati o perché, supponiamo, hanno votato sì al referendum sulla fecondazione assistita; essendo di ruolo, passerebbero a insegnare filosofia, storia, letteratura, proprio quelle materie umanistiche in cui la loro formazione confessionale giocherebbe un preciso peso.

Già adesso nell'ora di religione non mi risulta che si studino le crociate o la controriforma, spiegandone il peso storico.
Si studiano i Vangeli, la figura di Gesù e la vita della Chiesa cattolica, mentre le altre confessioni religiose sono considerate solo in rapporto subalterno a quella cattolica. E' un insegnamento confessionale proprio perché segue un preciso carattere religioso e identitario. Ad esempio, tra gli obiettivi specifici stabiliti nell'Intesa vi è quello di far " comprendere che il mondo è opera di Dio".

Con la riforma Moratti il pensiero religioso impronta più massicciamente le scelte dei programmi?
Indubbiamente c'è un tentativo. Lo stesso Cardinal Ruini, nel messaggio di saluto per i nuovi insegnanti di religione entrati in ruolo, disse esplicitamente che quello era il primo passo per far uscire l'insegnamento della religione cattolica da un ruolo marginale nella scuola pubblica, ed assumere finalmente un ruolo determinante nella crescita globale dei bambini e dei ragazzi. Un obiettivo che ha trovato appoggio nelle scelte del Ministro Moratti e di una lunga serie di ministri cattolici che l'hanno preceduta. Gli strumenti utilizzati sono l'ora di religione, il codice deontologico dei docenti affidato al Cardinal Tonini, l'ostracismo alla storia precristiana e all'evoluzionismo in biologia, così come la presenza di riti religiosi cattolici che ancora si celebrano, a vario titolo, nelle scuole pubbliche italiane. Un aumento di imput confessionali, dunque, a fronte invece di una quasi totale scomparsa dell'insegnamento dell'educazione civica. Non c'è poi da stupirsi se nel Paese si va perdendo il senso civico e istituzionale, la conoscenza stessa dell'istituto referendario ad esempio, mentre aumenta, complice lo strapotere mediatico, l'attenzione ai messaggi criminalizzanti su aborto e fecondazione assistita delle gerarchie vaticane e delle associazioni integraliste. La scuola ha una precisa responsabilità.

In questo quadro, allora, è tanto più grave il finanziamento concesso dallo Stato alle scuole private cattoliche?
Ad un Meeting di Comunione e Liberazione dell'agosto 2001, il Ministro Moratti affermò che non deve più esistere il monopolio pubblico dell'istruzione. Personalmente non avrei pregiudizi rispetto all'affidamento anche a soggetti privati del servizio pubblico scolastico. Il problema è che la libertà di insegnamento, negata nella scuola pubblica agli insegnanti di religione, è ancor più compressa nelle scuole confessionali. Finanziare le scuole private, in Italia, significa finanziare soprattutto le scuole cattoliche, di qui la strumentalità di provvedimenti in tal senso. Nel 2004, il finanziamento pubblico alle scuole non statali, introdotto nel 2000 dal Governo D'Alema, è stato di 527 milioni di euro. L'esenzione dall'Ici disposta dall'ultima legge finanziaria è un ulteriore tassello per coloro che vedono delinearsi una strategia volta a fare delle scuole cattoliche private delle scuole d'elite, in cui formare le future classi dirigenti del Paese. Ma anche nell'Università la situazione è privilegiata.

In che senso?
L'articolo 10 comma 3 del Concordato stabilisce che le nomine dei docenti dell'Università cattolica del Sacro Cuore (che gode di finanziamenti pubblici) siano subordinate al gradimento, sotto il profilo religioso, della competente autorità ecclesiastica. Ciò significa vincoli per i professori ed una formazione particolare per gli studenti, della facoltà di medicina ad esempio; non senza conseguenze esterne: basti pensare che il Policlinico Gemelli è parte integrante della Università Cattolica. La messa sotto tutela dell'insegnamento, dell'università e della ricerca ha sempre una ricaduta sulla vita pubblica e dei cittadini; così l'Italia si colloca agli ultimi posti nell'utilizzo della terapia del dolore, nelle garanzie per i cittadini rispetto ai medici obiettori, mentre anche l'utilizzo della pillola abortiva è pervicacemente ostacolato. E dal 2004 ci ritroviamo con la legge sulla fecondazione assistita più proibizionista del mondo.
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Ma il paese reale si ha la sensazione non sia poi così cattolico integralista come la Cei.
Infatti. Il filosofo cattolico Pietro Prini, in un suo libro, parla di "scisma sommerso" per descrivere la distanza tra la dottrina ufficiale e la coscienza dei fedeli. Ma non è detto che, con il ripetersi di politiche e strategie clericali, la distanza non si riduca.
:
E in Europa, c'è qualche paese che viva una situazione come quella italiana?
Sul fronte scolastico, la riforma di Zapatero sta liberando la scuola pubblica spagnola da influenze confessionali; in Germania è ancora forte la dimensione pubblica della Chiesa, così come in Portogallo. L' Inghilterra, dove la religione anglicana è religione di Stato, ci fornisce un modello opposto: lo Stato non finanzia la Chiesa e l'insegnamento delle religioni non ammette idoneità da autorità acclesiastiche. Stati "a rischio", per cosi dire, sono i nuovi paesi della Ue, in particolare quelli dell'ex blocco sovietico e dell'ex Jugoslavia. Il Vaticano, infatti, da anni sta conducendo una politica neoconcordataria con l'obiettivo di ottenere dagli Stati il riconoscimento di norme speciali in suo favore.
:
Attraverso il meccanismo dell' 8 per mille si finanziano le scuole religiose?
Non tutte. Con i fondi dell'8 per mille vengono finanziate facoltà teologiche e istituti di scienze religiose, nonché associazioni cattoliche di promozione della responsabilità educativa quali l'Age e l'Agesci, che ritroviamo poi presenti nelle Commissioni ministeriali . Complessivamente, con l'8 per mille, 1 miliardo di euro finisce ogni anno nelle casse della Cei, nonostante oltre il 60% dei contribuenti italiani non esprima alcuna volontà in tal senso. Chi non firma l'apposito modulo, infatti, si vede prelevato comunque l'8 per mille delle sue imposte e destinato alla Cei in base alla percentuale delle scelte espresse dalla minoranza di italiani che hanno firmato. Una questione di ignoranza indotta, insomma.


Axteismo, No alla chiesa, no alle religioni
Movimento Internazionale di Libero Pensiero
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Severino MIngroni
00venerdì 10 marzo 2006 10:04
non una ora di religione ma una ora di storia DELLE RELIGIONI, semmai
Un’ora di Corano dopo quella cattolica? Bonino e Boselli: il nodo è il Concordato
La neonata Consulta islamica ha proposto la la creazione dell'ora d'insegnamento dell'islam nelle scuole come scelta alternativa alla religione cattolica per i bambini e il Cardinale Raffaele Renato Martino, si è detto subito d’accordo. Ma può funzionare? No, dice Boselli, aggraverebbe il problema invece di risolverlo. Il nodo è nel Concordato. “Evitiamo di diventare una Repubblica fondata sulle religioni”, aggiunge Emma Bonino.

Il cardinale, presidente del Consiglio Pontificio Giustizia e Pace, recepisce così la proposta della Consulta Islamica, organo nato per impulso del ministero dell'Interno, e che ha suggerito l’ora di religione islamica nelle scuole come scelta alternativa alla cattolica: “Se ci sono delle necessità, se in una scuola ci sono cento bambini di religione musulmana, non vedo perché non si possa insegnare loro la religione. Questo è il rispetto dell'essere umano, un rispetto che non deve essere selezionato”.

“La soluzione indicata dal cardinal Martino, che è sicuramente mosso dall’ammirevole intento di favorire il dialogo – è stato il commento di Enrico Boselli - non solo non risolve il problema ma rischia di aggravarlo. Certamente sarebbe davvero illiberale continuare a proporre l’insegnamento della religione cattolica e dire invece di no all’insegnamento di quella islamica come di qualsiasi altra fede religiosa. Ci troviamo in una situazione determinata dal Concordato, in cui l’insegnamento religioso nelle scuole è sostanzialmente gestito dalla Curia e finanziato dallo Stato. In questo quadro l’introduzione di una molteplicità di insegnamenti di religione a scelta delle famiglie o degli studenti, amministrati come avviene per quella cattolica dalle rispettive autorità confessionali, porterebbe inevitabilmente ad un meccanismo che non potrebbe assicurare gli stessi diritti a tutti, rischierebbe di ingolfarsi e di diventare difficilmente gestibile. Ci troveremmo infatti ad avere un insegnante per la religione cattolica, uno per quella islamica, uno per quella ebraica e così via. In questa ottica la strada più semplice sarebbe quella di arrivare ad un insegnamento di storia delle religioni al pari di ogni altra materia curriculare, soluzione che tra l’altro assicurerebbe anche una piena autonomia di scelta ai giovani, indipendentemente da quella dei genitori. Perché questo avvenga - conclude Boselli - è evidente però che occorre superare il Concordato”.

Anche Emma Bonino interviene allarmata e dice: “Evitiamo di diventare una Repubblica fondata sulle religioni”. “Dopo il colpo al cerchio della sentenza del Consiglio di Stato del mese scorso sull'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche -dice- adesso s'ipotizza il colpo alla botte dell'ora di religione islamica, magari sulla base di programmi di studio farciti di takfir e di lotta all'infedele, e che mi pare trovi oggi un autorevole sostegno da parte del Cardinal Martino”. E aggiunge: “E' allarmante questa invasione a tutti i livelli e di tutte le religioni nella vita quotidiana degli italiani. La libertà religiosa è un principio che va salvaguardato finché la religione rimane una fonte d'ispirazione e una pratica che appartiene alla sfera privata dell'individuo. Bisogna quindi superare la logica del Concordato, non estenderne il modello a tutte le religioni, grandi e piccole che siano”. Per questo, prosegue, “sono fortemente perplessa di fronte a una politica d'integrazione 'comunitaristica' degli immigrati, che prevede l'insediamento di tante comunita' che rimarranno impenetrabili e chiuse rispetto alla societa' circostante, e dove i singoli - soprattutto le donne - non guadagneranno nuovi spazi di libertà e di affrancamento”.
“Il diritto di cittadinanza – conclude - composto da diritti e doveri, è invece una conquista individuale che, una volta acquisita, diventa patrimonio individuale. Continuando così l'Italia rischia invece di diventare una Repubblica fondata sulle religioni”.

“L'ora di religione per i ragazzi musulmani? Meglio un'ora di storia delle religioni anziché questo strano meccanismo di concertazione tra le gerarchie ecclesiastiche e gli imam islamici” ha aggiunto Daniele Capezzone, in un'intervista al quotidiano online Affaritaliani.it.
Commentando la richiesta del cardinale Raffaele Renato Martino, Capezzone ha detto poi: “Prima o poi arriveremo alla difesa strenua del Concordato da parte cattolica - aggiunge - e la richiesta di nuovi concordati da parte di altre confessioni religiose. Il problema non è quello di 'estendere l'area del privilegio' o di fare 'il tavolo di concertazione' dei 'culti ammessi'. La laicità dello Stato è altro”. “La scuola - osserva Capezzone - non dev'essere la prosecuzione della famiglia o della comunità 'con altri mezzi'. Semmai, e questo è proprio il modo di approcciare i nuovi che arrivano, i ragazzi di famiglia islamica, non è detto che la scuola debba subito assumere per loro una veste confessionale; diamogli uno spazio plurale, neutro, in cui possano ricevere più stimoli, e poi starà a loro fare la scelta: se seguire il percorso che la loro famiglia, la loro comunità avevano già fissato, o se scegliere un percorso diverso".
Da www.rosanelpugno.it/rosanelpugno/node/2197
domenico
00venerdì 7 aprile 2006 11:45
Preti pedofili
tratto da www.radicali.it :

Prete pedofilo: Gasparrini/Staderini: La Chiesa apra i suoi archivi segreti, prima che arrivino nuove vittime
Benedetto XVI richiami le autorità cattoliche alla collaborazione con i giudici


Roma, 6 aprile 2006

• Dichiarazione di Sabrina Gasparrini, responsabile della Campagna sugli abusi sessuali clericali, e di Mario Staderini, responsabile della Campagna sull'Otto Per Mille di Anticlericale.net

Ciò che in questi giorni sta venendo alla luce anche in Italia non è altro che la conseguenza della politica sessuofobica della Curia Vaticana, la cui scelta monosessuale, di un potere che vuole la donna solo come madre, vergine o martire, è causa di patologie oramai non più differibili.

Ma è anche l’effetto della scelta delle gerarchie ecclesiastiche di sottrarre alla pubblica opinione e alla magistratura ordinaria l’accertamento della verità, come in questi anni ha dimostrato l’iniziativa politica di Maurizio Turco, segretario di anticlericale.net, già presidente dei deputati radicali al Parlamento europeo.

Da 1962, infatti, la S. Sede ha impartito – con il documento "Crimen Sollicitationis"-della "Suprema Sacra Congregazione del Sant'Ufficio" - istruzioni tassative alle autorità cattoliche sui comportamenti da adottare in materia di crimini sessuali, finalizzate a riservare al foro ecclesiastico la gestione dei casi di abusi.

Apprendiamo dalla stampa che monsignor Vallini, fresco di promozione a Cardinale, era stato informato sin dal 2001 dei comportamenti del suo sottoposto (oggi incriminato su denuncia di una vittima), ma ha ritenuto di non informare né la comunità di fedeli né la magistratura italiana.

È bene, dunque, che Don Di Noto rivolga l’invito “ad arrendersi alla verità” direttamente ai supremi vertici vaticani: dai processi sulla pedofilia clericale in corso negli Stati Uniti, infatti, sembrerebbe che la "Crimen Sollicitationis" sia stata in qualche modo richiamata e ribadita dalla lettera apostolica "Motu Proprio Datae Quibus Normae De Gravioribus Delictis" a firma Giovanni Paolo II del 30 aprile 2001, nonché dall’epistola "De Delictis Gravioribus" della Congregazione per la Dottrina della Fede, a firma Cardinale Ratzinger, del 18 maggio 2001.

Come da prassi in questi casi, ci si è limitati al trasferimento del prete “chiaccherato” all’Ostello della gioventù di Assisi…

È giunto il momento che la Chiesa cattolica apra i suoi archivi segreti e metta a conoscenza dell’opinione pubblica e dei giudici quanto accade nei suoi luoghi di culto, foraggiati peraltro dai soldi dei contribuenti italiani.

O si vuole attendere che, come negli USA, siano i Tribunali a fare chiarezza?



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