Laicità

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Severino MIngroni
00sabato 8 ottobre 2005 10:09
Gentilissimo Signor Giudice Luigi Tosti,
anche da buon ateo sbattezzato ( xoomer.virgilio.it/severinomingroni/sbattezzo/sbattezzo1.htm ) ma, prima di tutto, da Italiano laico, ha la mia più profonda stima e solidarietà.
Con sincera simpatia, La saluto cordialmente,
Severino Mingroni
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----- Original Message -----
From: processostoria2@yahoo.com
To: processostoria2@yahoo.com
Sent: Friday, October 07, 2005 9:28 PM
Subject: lettera a Castelli



Il giudice Tosti restituisce gli stipendi al mittente

CAMERINO (Macerata) - E' dal 9 maggio che il giudice di Camerino Luigi Tosti si rifiuta di tenere le udienze: e questo perché il Ministero di Giustizia omette di rimuovere i simboli religiosi dalle aule, oppure di autorizzarlo ad esporre i suoi. Ora, a distanza di quasi cinque mesi, il magistrato ha inoltrato una lettera al Ministro Castelli e alla Corte dei Conti con la quale, dopo aver affermato che "i Cittadini italiani hanno il diritto, nella loro qualità di contribuenti, di non veder sperperato il proprio danaro", ha poi invitato "l'Amministrazione della Giustizia ad essere coerente con sé stessa, e cioè o a rimuoverlo dalla Magistratura (visto che l'Amministrazione ritiene di essere nel giusto) o a sospendere il pagamento degli stipendi".

"Ritengo immorale la percezione degli stipendi -ha concluso il magistrato- sicché invito l'Amministrazione a sospenderne l'erogazione, quantomeno sino alla definizione del contenzioso perché, in caso contrario, sarò costretto a restituirli".

Con altra lettera, spedita lo stesso giorno, Luigi Tosti ha invitato il Presidente della Repubblica ad inviargli cinque copie del suo ritratto, da esporre nelle aule: "paradossalmente -ha spiegato il magistrato- nelle aule giudiziarie italiane è presente il crocifisso, cioè un simbolo partigiano che identifica solo i cattolici, mentre sono assenti i simboli che identificano l'unità nazionale".

"E' mia intenzione -preannuncia il magistrato- chiedere poi al Ministro di Giustizia, al Presidente della Repubblica ed al Sommo Pontefice l'autorizzazione a sostituire i crocifissi con i ritratti del Presidente della Repubblica, per fornire agli Italiani il riscontro oggettivo di quanto sia realmente "laica", indipendente e rispettosa dei diritti di eguaglianza la Repubblica Italiana. La discriminazione religiosa e razziale nasce quando un gruppo pretende di essere superiore agli altri e di meritare, per ciò stesso, dei privilegi. In epoche recenti l'uomo bianco di superiore razza ariana ha preteso di privilegiare la sua supposta superiorità impedendo ai neri ed agli ebrei di entrare nei locali pubblici. Oggi in Italia la situazione non è affatto diversa: i Cattolici marcano le pareti pubbliche col loro crocifisso e impediscono ai simboli di tutte le altre confessioni religiose e dei non credenti di entrare negli uffici pubblici, e questo perché ritengono, con una presunzione che trasmoda nel razzismo, di essere i soli depositari della Verità".

Luigi Tosti, Via Bastioni Orientali n. 38, 47900 Rimini, Tel. 0541-789323, cell.: 338-4130312. E.mail: luigit1@aliceposta.it

Seguono le due lettere:



All'On.le Ministro di Giustizia

Ing. Roberto Castelli

R O M A



Alla Corte dei Conti

R O M A



Alla Cassa di Risparmio di Bologna

Agenzia di Rimini

R I M I N I



Io sottoscritto Luigi Tosti, nato a Cingoli (MC) il 3.8.1948, residente a Rimini, Viale Bastioni Orientali n. 38, magistrato ordinario in servizio presso il Tribunale di Camerino, ho iniziato, dallo scorso 9 maggio, a rifiutarmi di tenere le udienze perché l'Ammnistrazione Giudiziaria si rifiuta di rimuovere i simboli religiosi di parte dalle aule giudiziarie -e comunque non mi autorizza ad esporre i miei simboli- così violando il principio supremo di laicità ed altri diritti soggettivi assoluti di rango costituzionale. Questa mia reazione è stata tra l'altro giustificata col richiamo di sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione penale (1.3.2000 n. 439, Montagnana).

Sino ad oggi sono stato comunque impegnato nell'attività lavorativa, se non altro a causa del notevole arretrato che si era accumulato: questa situazione, tuttavia, è destinata ad esaurirsi a breve.

Dal momento che ritengo che i Cittadini italiani abbiano il diritto, nella loro qualità di contribuenti, di non veder sperperato il proprio danaro, invito l'Amministrazione della Giustizia ad essere coerente con sé stessa, e cioè o a rimuovermi dalla Magistratura (visto che l'Amministrazione ritiene di essere nel giusto) o a sopendere il pagamento degli stipendi.

Ritenendo immorale la percezione degli stipendi, invito comunque l'Amministrazione a sospenderne l'erogazione, quantomeno sino alla definizione del contenzioso perché, in caso contrario, sarei costretto a restituirli.

Invito pertanto l'Istituto di Credito CARISBO a rifiutare l'accreditamento sul mio c.c. n. (...) degli stipendi.

Cordiali saluti.

Camerino, li 27 settembre 2005.

Luigi Tosti



All'Onorevole

Presidente della Repubblica

Carlo Azelio Ciampi

R O M A



Gentile Presidente,

mi chiamo Luigi Tosti e sono magistrato ordinario in servizio presso il Tribunale di Camerino. In questa mia qualifica ho chiesto, senza ottenerlo, all'Amministrazione Giudiziaria di rimuovere dalle aule qualsiasi simbolo religioso in osservanza del supremo principio di laicità dello Stato, affermato sia da costanti sentenze della Corte Costituzionale che da specifiche sentenze della Cassazione (in particolare: Cass. Penale, IV Sez., 1.3.2000 n. 439).

Ritengo in effetti che l'esposizione di un unico simbolo religioso, nei locali deputati all'esercizio di pubbliche funzioni, sia incompatibile con l'obbligo dello Stato di essere neutrale, imparziale ed equidistante nei confronti delle altre religioni e dei cittadini che credono in religioni diverse o non credono in nessuna e che, per altro verso, l'uso dei simboli religiosi come "marcatori" del territorio (pubblico) svilisca il loro valore spirituale, tant'è che la religione ebraica, quella islamica e tutte le confessioni cristiane diverse da quella cattolica ripudiano siffatta forma di ostensione.

Nell'esercizio delle mie funzioni io mi identifico nel popolo italiano e nei simboli che identificano l'unità nazionale, e cioè nella bandiera tricolore e nel ritratto del Presidente della Repubblica: paradossalmente nessuno di essi è presente nelle aule giudiziarie.

Le sarei pertanto grato se Lei volesse inviarmi cinque copie del Suo ritratto, da appendere nelle aule.

Questo Suo gesto potrebbe contribuire in modo autorevole a dirimere tensioni e ad indurre al ragionamento.

La saluto cordialmente.

Camerino, li 27 settembre 2005.

Luigi Tosti

Tribunale di Camerino



informazioni:
mobile: 3393188116
processostoria@press-freedom.com

con preghiera di pubblicazione e diffusione







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CavaliereDelDrago
00lunedì 10 ottobre 2005 11:51
TOgliere i crocifissi o mettere in aule e locali i segni d altre religioni?
Guà.. nn penso sia giusto.. ma nn x una qstione d razzismo.. x il semplice fatto ke loro sn nel nostro paese e s devono adeguare al ns stile d vita.. kiaroke poi ognuno A CASA SUA può fare qllo ke vuole - ma nn dev'essereuna cosa da imporre anke agli altri in locali pubblici... ;)
Severino MIngroni
00lunedì 10 ottobre 2005 17:44
Non ti capisco proprio
Salve...Fuoco & Fiamme,
non ti capisco proprio, perchè sia io sia il giudice Tosti siamo Italiani e quindi a casa nostra: non ti sembra? Ritengo che bisognerebbe fare come in Francia (ce l'hai presente la Francia cattolica nostra confinante?): nessun simbolo religioso (compresi i crocefissi) nei luoghi pubblici, poichè la religione è una scelta personale. O meglio, dovrebbe essere una scelta personale, ma così non è. Permettimi di farti leggere due frasi della prefazione di un libro di Bertrand Russell:

"...Con pochissime eccezioni, la religione che l'uomo accetta è la stessa professata dalla comunità dove vive, sicché è l'influenza dell'ambiente che lo spinge ad accettarla. ..."

La breve prefazione integrale è questa:

PERCHE' NON SONO CRISTIANO - di B. Russell


Si è detto che la mia avversione all'ortodossia religiosa si sia attenuata. Questa voce è completamente infondata. Penso che tutte le grandi religioni del mondo: buddismo, induismo, cristianesimo, islamismo e comunismo, siano, a un tempo, false e dannose. A rigor di logica, poiché contrastano fra loro, non più di una dovrebbe essere quella vera. Con pochissime eccezioni, la religione che l'uomo accetta è la stessa professata dalla comunità dove vive, sicché è l'influenza dell'ambiente che lo spinge ad accettarla. E' vero che gli scolastici inventarono argomenti logici per provare l'esistenza di Dio, e che questi vennero accettati da molti eminenti filosofi; ma si appoggiavano alla logica aristotelica, ora rigettata da quasi tutti i pensatori, tranne certuni, come i cattolici. Uno di questi argomenti non assolutamente logico: l'argomento del fine delle cose, che, peraltro, fu demolito da Darwin; e, in ogni caso, potrebbe divenire logicamente accettabile a condizione che si neghi l'onnipotenza di Dio. Lasciando da parte la logica, trovo strano si possa pensare che una divinità onnipotente, onnisciente e benevola abbia preparato il mondo da nebulose senza vita, in tanti milioni di anni, per poi ritenersi soddisfatta dall'apparizione finale di Hitler, Stalin e della bomba H.

Una cosa è chiedersi se una religione è vera, altra se è utile. Io sono fermamente convinto che le religioni, come sono dannose, così sono false. Il danno arrecato da una religione è di due specie: uno dipende dalla natura generica della fede, l'altro dalla natura particolare dei dogmi accettati. Per quanto riguarda la natura della fede, si ritiene virtuoso credere, avere cioè una convinzione che non tentenna di fronte a evidenze contrarie, e se 1'evidenza contraria fa sorgere dubbi, ritenere di doverli sopprimere. Per tali motivi, non si permette ai giovani di ascoltare discussioni, in Russia, a favore del capitalismo, o, in America, a favore del comunismo. Questo conserva la fede di entrambi intatta e pronta per una guerra micidiale. La convinzione che è importante credere questo o quello senza ammettere libere indagini, è comune a quasi tutte le religioni, e ispira tutti i sistemi di educazione statale. Ne consegue che il pensiero dei giovani viene soffocato e indirizzato a una fanatica ostilità contro coloro che hanno altri fanatismi e, anche più violentemente, contro coloro che a qualsiasi fanatismo si oppongono.

L'inveterata consuetudine di basare le convinzioni sull'evidenza e di dare ad esse soltanto quel grado di certezza, che l'evidenza garantisce, sarebbe un rimedio, se divenisse generale, per tutti i mali che affliggono il mondo. Attualmente, però, nella maggior parte dei paesi, l'educazione mira a impedire lo sviluppo di tale consuetudine gli uomini che si rifiutano di credere in sistemi basati su dogmi infondati, non sono ritenuti idonei all'educazione della gioventù. I Mali che ci sovrastano non sono prerogativa di un particolare credo, ma sono caratteristici, indistintamente di qualsiasi credo dogmatico.

Nella maggior parte delle religioni ci sono, inoltre, specifiche dottrine etiche che arrecano un danno ben determinato. Se la condanna del cattolicesimo al controllo delle nascite potesse prevalere, essa renderebbe impossibile la diminuzione della povertà e l'abolizione delle guerre. La credenza indù che la vacca sia un animale sacro e che per la vedova sia immorale risposarsi è fonte di inutili sofferenze. Il dogma comunista nella dittatura di una minoranza ha causato orrori senza fine. Si sente dire che soltanto il fanatismo può rendere efficiente un gruppo sociale. Ma questo dogma è in contrasto con le lezioni della storia. In ogni caso, soltanto coloro che servilmente adorano il successo possono, credere che l'efficienza sia di per se stessa cosa ammirevole senza tener conto di quanto sangue essa grondi. Da parte mia, penso che è meglio fare un poco di bene piuttosto che molto male. Il mondo che io auspico dovrebbe essere libero da faziose incomprensioni, e consapevole che la felicità per tutti nasce dalla collaborazione e non dalla discordia. L'educazione dovrebbe mirare alla libertà della mente dei giovani, e non al suo imprigionamento in una rigida armatura di dogmi destinati a proteggerla, nella vita, contro i pericoli dell'evidenza imparziale. Il mondo necessita di menti e di cuori aperti, non di rigidi sistemi, vecchi o nuovi che siano.

BERTRAND RUSSELL
(dalla prefazione al libro)


Titolo Perché non sono cristiano
Autore Bertrand Russell
Prezzo euro 7,75
Dati 215 p.
Anno 1997
Editore TEA Collana Teadue


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Se ti dovesse interessare il libro, io l'ho preso qui:

www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=KKK0JZJ7MOBKK
Maria Carmela
00martedì 11 ottobre 2005 10:07
Per principio sono contro ogni fondamentalismo, secondo me, i corcifissi e tutti gli altri simboli religiosi, devono stare solo negli edifici di culto. Quale architetto inserirebbe una croce come elemento architettonico in una struttura pubblica? Nel privato, ognuno è libero di fare la sua scelta. Nessuno vieterà mai di portare un crocifisso al collo o di appenderlo nella propria casa.
La Francia invece, sbaglia quando vieta il burka alle donne e la tonaca per i preti a scuola, sono cose che rientrano nelle scelte personali e quindi vanno rispettate.
A proposito di stato "laico" (tra virgolette), quello italiano, ha deciso di togliere l'Ici sugli immobili di proprietà della chiesa, ed anche sulle scuole e sulle cliniche cattoliche (leggi>> ).
Perchè questo provilegio è riservato solo agli edifici cattolici?
Mi piace immaginare un mondo dove le religioni si rispettano tra loro e dove nessuno cerca di imporre con la forza la propria religione ad un altro popolo, che è libero di fare la propria scelta. Ma vedo, che l'uomo, non è ancora maturo per ragionare in quesro senso, così, le guerre vanno avanti e si fanno in nome di Dio. [SM=g27834]
CavaliereDelDrago
00martedì 11 ottobre 2005 11:25
Ciao Seve, io penso ke ognuno è libero d fare ql ke vuole.. ma solo qnd s tratta d 1lkosa ke nn và contro i principi d altri... Il nostro è un Paese Cattolico? E allora nn vedo xkè farlo diventare un insieme d religioni... E' già tanto ke abbiano aperto luoghi d culto dove andare a pregare qlli d una diversa religione tipo aMilano, ROma etc... ripeto, non x una questione d razza e neanke m dà fastidio una cosa del genee, ma se devo dire la mia la penso così ;)
domenico
00martedì 11 ottobre 2005 13:37
Consiglio vivamente di leggere i libri di Ernesto Rossi, per capire davvero in che modo si manifesta il potere immenso e deleterio di quella associazione a delinquere che è la Chiesa Cattolica....
Quando penso che Paesi come la Turchia sono molto più laici del nostro...
Ringrazio Severino per il suo grande impegno e, da iscritto all'Associazione Coscioni, invito tutti a visitare giornalmente i seguenti siti:
www.lucacoscioni.it
www.radicali.it
www.anticlericale.net
www.nogod.it
www.uaar.it
almeno per essere informati su argomenti (tantissimi, c'è l'imbarazzo della scelta!) che l'informazione cattotalebana del nostro paese nasconde o deforma a proprio uso.
domenicods@gmail.com
Severino MIngroni
00martedì 11 ottobre 2005 16:26
ciao Domenico, parliamo la stessa lingua!
Ciao Domenico,
oggi pomeriggio sono molto depresso (chissà perchè). Quando non lo sono, scrivo una specie di diario. Giorni fa, ho scritto anche questo:
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...Grazie a Luca, da poco navigavo spesso nei vari siti radicali: nella tarda primavera del 2002, feci una visita ad anticlericale.net (sito recentemente quasi distrutto, in seguito ad attacchi informatici: chissà perché? La verità, si sa, fa male). La mia curiosità fu colpita dal titolo del libro di un certo Bertrand Russell: Perché non sono cristiano. Da buon ateo (?), cliccai sul relativo link, che mi portò ad una pagina web dove era riportata la prefazione del libro stesso: la lessi e rimasi a bocca aperta (miracolo!). Sinteticamente, vi era esternato il mio pensiero, e molto di più. Vi consiglio di cuore di leggerla, tanto è breve; e poi, forse, comprerete pure il libro, come ho fatto io. Si, alcuni mesi fa, mi sono deciso a prenderlo, via Internet ovviamente, ma non ancora lo digitalizzo: infatti, ho passato allo scanner la sola prefazione e mi è uscito un file pdf enorme. Morale, ho rinunciato alla scansione del libro, perché non sono un bravo informatico. Peccato, avrei voluto leggerlo, sfogliandolo con il mio HeadMouse (Felice, dove sei?). Tuttavia, vi riporto due passi della prefazione: “…Con pochissime eccezioni, la religione che l'uomo accetta è la stessa professata dalla comunità dove vive, sicché è l'influenza dell'ambiente che lo spinge ad accettarla…” e alla fine “…L'educazione dovrebbe mirare alla libertà della mente dei giovani, e non al suo imprigionamento in una rigida armatura di dogmi destinati a proteggerla, nella vita, contro i pericoli dell'evidenza imparziale. Il mondo necessita di menti e di cuori aperti, non di rigidi sistemi, vecchi o nuovi che siano”. E già, se fossi nato in un Paese arabo, sarei stato di religione islamica; se fossi nato in Israele, sarei invece stato di religione ebraica. E così via. Ma sono nato in Italia e quindi: battesimo, asilo dalle suore, catechismo e prima comunione a 10 anni; ancora, scuola media inferiore e superiore con un solo insegnante di religione, cattolico naturalmente. Quanti tabù, soprattutto sessuali, e altre idee strane grazie alle radici cristiane, che tanto piacciono a troppi nostri politici. Non contento dei dogmi cattolici, pensai bene di condirli con una spruzzatina di ideologia comunista; finché, nella primavera del 1995, non capii più i nostri soliti Partiti e votai radicale alle regionali. In seguito, molto in breve, ci fu la trombosi, lo HeadMouse e, fortuna nella tremenda sfortuna, l’incontro virtuale con Luca: per merito di questo giovane uomo, incominciai a visitare spesso siti veramente interessanti. Essi sono: radicali.it e affini, aduc.it e uaar.it. E così, a quasi 45 anni, mi sbattezzai anche. Considerazione finale per chiudere tale parentesi esplicativa: se molti giovani, e meno giovani, frequentassero questi siti, avremmo una maggioranza parlamentare di politici autenticamente laici e liberali (non a parole, come adesso). E non avremmo Leggi illiberali tipo la Legge 40 del 2004, animata dal seguente spirito: io non lo farei e tu nemmeno lo devi fare. Cioè, per essere più chiari: il peccato per alcuni è diventato reato per tutti. E questa la chiamate libertà? ...


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domenico
00martedì 11 ottobre 2005 17:13
Libertà
Ciao Severino,
riporto di seguto un bell'intervento tratto dal forum di anticlericale.net (certamente non per te, che conoscerai benissimo![SM=g27817] , ma per quanti vogliano approfondire l'argomento):
......................
LA LIBERTA’ SIGNIFICA IL DIRITTO DI ESSERE ERETICI

Davvero non riesco a comprendere perché certi amici giornalisti debbano prendersi il fastidio di edulcorare, se non travisare, concetti, parole, pensieri. A quanto pare, certe parole rappresentano un autentico tabù, un limite invalicabile, per chi si trincera dietro al muro del politically correct.
La religione della moderazione è un morbo che appesta certe redazioni, soprattutto quando il locale o i locali rappresentanti dell’Ucsi ricevono in appalto la cura dei temi inerenti Santa Romana Chiesa.
La sensazione di vedersi continuamente riflesso in un specchio fasullo, deformante, è davvero terribile.
A volte arrivo a pensare che sia preferibile la censura, rispetto alla semi-falsificazione o alla rimozione di concetti e parole “scomode”.
Ha davvero ragione Marco Pannella ad affermare che certe parole,certe frasi, con quello che rappresentano e sono in grado di evocare, vengono continuamente rimosse, diventano fantasmi, come a volte può diventare un fantasma chi ne è portatore.
Come non ripensare a Gaetano Salvemini quando afferma: “La libertà significa il diritto di essere eretici, non conformisti di fronte alla cultura ufficiale e che la cultura, in quanto creatività, sconvolge la tradizione ufficiale.”
E allo stesso Pannella, che su un numero di Notizie Radicali del gennaio ’99 scrive: “La censura e la rimozione altrui fanno si che anche per te la tua immagine si allontani dalla tua identità vera, e questo è terribile.”
L’altra mattina ho incontrato un amico che mi ha riferito di un vecchio proverbio che gli ripeteva la nonna: “a 50 anni o sei vescovo o sacrestano”.
Già vescovi e sacrestani, il detto voleva significare sicuramente altro, ma quel che è certo è che questo acre odore di incenso e sacrestia può intasarti i polmoni più di un pacchetto di nazionali senza filtro.
Nessuno vuole togliere al povero Ruini il diritto di parola e del resto sua eminenza in certe redazioni è di casa, in compagnia di schiere di prelati pronti a parlarti di tutto e di più, ma è altrettanto vero che non possiamo rinunciare, per opportunismo, ad esercitare la nostra critica nei confronti di una cultura sessuofobica che produce effetti devastanti. E non possiamo rinunciare, in nome di non so quale moderazione, ad invocare un dietro-front sull’ennesima regalia a favore del Vaticano e dintorni, consistente nell’esenzione dal pagamento dell’Ici, con effetto retroattivo, per tutti gli immobili connessi a finalità di religione o di culto(perdita secca per gli enti locali calcolata intorno a 300 milioni di euro l’anno).
Tutto questo dobbiamo ripeterlo a gran voce, soprattutto a coloro che in queste ore si strappano le vesti per la finanziaria prossima ventura, ai liberali, a coloro che hanno a cuore, se ce ne sono davvero in questa regione, la laicità dello Stato.
Ciascuno è libero di fare ciò che vuole, anche di seguire i consigli di Ruini, ma solo le strutture Vaticane e paravaticane saranno esentate dal pagamento dell’Ici.
Ciascuno è libero di fare ciò che vuole dicevamo, anche di seguire i consigli di Ruini, così come noi abbiamo il diritto di criticarne il pensiero e la cultura.
In una recente intervista a QN, Marco Pannella ha affermato: “Il laico è un credente e il credente è laico. E il guaio oggi non siamo noi laici, ma i 25mila parroci militarizzati, costretti ad affiggere un cartello in cui invitavano ad astenersi al referendum. Sono queste le cose che vanno annotate, e non sottovalutate come si è fatto e si fa.”
Servirà continuare a ripetere che occorre distinguere tra Chiesa e gerarchie Vaticane? Che non si può accettare che la morale della Cei diventi legge dello Stato? Che la stessa Cei gestisca un miliardo euro all’anno di finanziamento pubblico, ottenuto con una autentica truffa? Di certo non servirà se non ci sarà data la possibilità di dialogare con gli uomini e le donne di questo Paese, se le parole continueranno ad essere edulcorate e i pensieri “scomodi” censurati.
Qualche anno fa, in occasione di una visita di Giovanni Paolo II a Nola, gli amministratori locali si premurarono di far coprire la statua dedicata a Giordano Bruno, per non urtare la suscettibilità del Santo Padre e chissà perché questo episodio fa affiorare dalla galleria dei miei ricordi un socialista e un antifascista dimenticato(uno dei tanti), Carlo Rosselli, che nei suoi Scritti Dell’Esilio ebbe ad affermare: “L’idea di libertà è una creazione di ogni spirito; imperdonabile errore è considerare la libertà sotto un profilo storicistico, strumentale ed utilitaristico. La libertà è un valore eterno ed assoluto.”
Ci sono luoghi che a volte ricordano le mitiche colonne d’Ercole e ci sono amministrazioni comunali, in questa mia Lucania, che sembrano essere un’ appendice della Curia.
Le nuove colonne d’Ercole sono le statue di santi e madonne, che spesso campeggiano all’entrata e all’uscita di tanti piccoli centri e che naturalmente vengono regolarmente inaugurate dalle autorità, con lo spettacolo raccapricciante, a volte, di non riuscire a distinguere nel tenore dei discorsi e degli interventi, invero assai poco illuminati, chi è l’eminenza e chi è l’autorità.
E’ davvero curioso, in questo affascinante contesto, ripensare all’accanimento terapeutico e alla furia iconoclasta esercitata da anonimi nei confronti dei manifesti referendari con la faccia di Veronesi. Mi è venuto, inevitabilmente, da fare il paragone con i Talebani.
Le cronache riferiscono di folle plaudenti, impegnate in continui osanna, ma forse non è esattamente così, ed io continuo a credere che la stragrande maggioranza dei cattolici sia davvero lontana da queste gerarchie. E’ pur vero,però, che il controllo sociale che sono in grado di esercitare lor signori è spaventoso e rinvigorisce con l’incremento dei conti bancari e delle regalie statali, regionali, provinciali e comunali.
La toponomastica sembra essere diventata un ulteriore indicatore del potere curiale e Vaticano. Ormai non si contano più le piazze dedicate a Giovanni Paolo II, con un noto ex senatore, attuale sindaco di Ferrandina, il paese che ha dato i natali alla mia nonna paterna, che è arrivato a proporre addirittura due statue equestri del Papa da piazzare a Potenza e Matera. Naturalmente di onorare la memoria del Papa, dando il là ad un provvedimento di amnistia/indulto, manco a parlarne. E certo, ad iniziare da Ruini, quel desiderio del Papa ha ricevuto davvero scarsa considerazione. Il potere ateo dei clericali, continua a ripetere Pannella, ed è una di quelle frasi evocative che ti raccontano un mondo.
Tornando alla toponomastica, mi chiedo come mai nessuno abbia pensato di dedicare un vicoletto a Pio IX, pardon San Pio IX, o a San Bellarmino, inquisitore di Giordano Bruno, che dedicò gli ultimi anni di vita ad un’ opera dal titolo “Arte del bel morire”. Temo, però, che non si riferisse all’eutanasia. A certi difensori della vita piace intrattenersi con sorella morte e torturare i propri simili. Giordano Bruno e la statua coperta a Nola. Più di tre secoli dopo, quella frase pronunciata dal filosofo nolano poco prima di morire, riecheggia ancora tra le mura vaticane “Forse tremate più voi nell’infliggermi questa sentenza che io nell’accoglierla.”
Non mi sento davvero di dar torto ad Anacleto Verrecchia, che in una bella biografia di Bruno afferma: “La chiesa non ha ancora avuto il coraggio di assumersi tutta la responsabilità di quel rogo. Usare le fiamme per distruggere l’intelligenza è un crimine che non si cancella e che può far tremare lo stesso colonnato del Vaticano.”
Tra poco è tempo di vendemmia(almeno qui), e noi abbiamo l’impressione che la vigna del signore sia stata occupata da un esercito di “portavalori”, pronti a manganellare chiunque non sia in sintonia con loro. Pronti ad imporre a tutti la loro morale.
Francamente tutto questo ci appare assai poco cristiano e molto integralista, e proibizionista, e illiberale, e…
Ma cosa ci si può aspettare da chi grida continuamente al delitto di lesa maestà ogni qual volta si parla di Vescovi, Papi e Cardinali, non riuscendo ad indignarsi nemmeno un pochino per “l’affaire Ici”.
Non siamo antireligiosi, certo che no, anzi siamo religiosamente anticlericali.
Quando ascoltiamo le parole di Salvemini, Pannella, Rossi e Rosselli, ci sembra di aver capito cos’è la fede e cosa significa credere. Soprattutto fede nell’uomo, senza integralismi e senza il desiderio di invadere la vita delle persone.
Può darsi che, come afferma qualcuno,io non abbia capito niente dei rapporti tra Stato e Chiesa. Meglio così, se capire significa diventare apostoli dello Stato etico e confessionale.
Per intanto, per controbilanciare San Bellarmino, vorrei essere capace di scrivere “L’arte del bel vivere”. Al capitolo primo farei stampare a caratteri cubitali “I have a dream”…un mondo senza fanatismi. Per chiudere in bellezza, e con l’ennesima citazione, potremmo dire che il fanatismo religioso nella nostra epoca si è secolarizzato e trasformato in ideologia.

Maurizio Bolognetti
Segretari Radicali Lucani
Consigliere Ass. Coscioni
_________________
Maurzio Bolognetti

www.lucania.ilcannocchiale.it
Maria Carmela
00mercoledì 12 ottobre 2005 12:38
E' lo Stato che non va !!!
Io trovo giusto che lo Stato sia laico e che la Chiesa non debba occuparsi di politica, ma di anime, vedo purtroppo, che si è immischiata spesso negli affari dello Stato, soprattutto nel dopoguerra. Bruno Forte, in una conferenza si è giustificato dicendo che, allora bisognava farlo, perchè era importante riportare la democrazia nel nostro paese (e poi si è visto quale tipo di democrazia ha governato ...)
La chiesa afferma di non occuparsi di politica ed invece continua a farlo .. e l'abbiamo visto con l'ultimo referendum... [SM=g27834]

E' vero, non c'è cosa peggiore che IMPORRE le proprie idee agli altri abusando del proprio "potere". Ma questo lo fa soprattutto lo Stato, ed è proprio per questo che non mi identifico affatto, nè con la bandiera nè con il Presidente della Repubblica (come invece dice Tosti). Non mi sento più cittadina italiana dal 1999!! Non mi sento rappresentata dalle istituzioni!! Soprattutto da questo stato!
Severino MIngroni
00giovedì 13 ottobre 2005 09:33
Laicità è anche legalizzazione della RU486
Prego, cliccate, leggete (conoscere per deliberare) e firmate, se d'accordo:

www.aduc.it/dyn/ru486/

www.lucacoscioni.it/node/6112
domenico
00giovedì 13 ottobre 2005 11:32
le vergogne della Chiesa
tratto da La repubblica:

Los Angeles, la Chiesa confessa
"Tra di noi 126 preti pedofili"
di VITTORIO ZUCCONI


Manifestazione contro gli abusi sessuali dei preti
WASHINGTON - La stazioni del calvario che la Chiesa americana ha inflitto a se stessa, arrivano a Los Angeles, dove esplode l'ignominia della pedofilia tra i sacerdoti e della reticenza delle gerarchie. Dopo Boston, che fu la prima a cedere dopo la inutile resistenza del cardinale Bernard Law che provocò una rivolta dei parrocchiani e uno sciopero delle elemosine, Los Angeles, oggi la più cattolica delle città Usa, si deve arrendere alla verità.

Centoventisei sacerdoti accusati di pedofilia con prove sostanziali, a volte fornite da confratelli, da suore, da insegnanti e da loro stessi sono stati protetti, coperti e silenziosamente riassegnati dalla curia ad altre parrocchie e ad altre scuole, dove avrebbero portato il loro vizio. Un fatto emerso non spontaneamente, purtroppo, ma soltanto per ordine del tribunale che ha imposto alla diocesi di aprire gli archivi ai 560 querelanti che la assediano.

Soltanto la paura, l'arroganza, forse il senso di impunità di cui la gerarchia soffriva possono spiegare casi come quello del Padre (parola che si usa in questo caso con un brivido) Michael Baker che spontaneamente, volontariamente, confessò all'allora arcivescovo Mahony di essere un molestatore di bambini, nel 1985. La risposta fu di mettere tutto a tacere, di sospenderlo dalla sua parrocchia, di proibirgli contatti con i minorenni e di sottoporlo a una serie di sedute con psichiatri e psicologi.

Soddisfatta, la curia lo riassegnò ad altre parrocchie in Arizona dove Baker ricadde prevedibilmente nelle sue abitudini. Almeno dieci sono i casi documentati di bambini che egli molestò gravemente dopo la sua "riabilitazione" e dunque certamente assi più numerosi, visti il pudore le vergogna che hanno impedito a molte vittime di farsi avanti. Si dovette aspettare il 2000, quindici anni dopo la sua confessione, per vederlo finalmente spretato ed espulso dalla Chiesa.

Quello di spostare sulla scacchiera i pezzi marci e colpiti dalle accuse più gravi era il metodo scelto dagli arcivescovi per mettere a tacere gli scandali, insieme con qualche forma di risarcimento in danaro alle famiglie colpite dai predatori in clergy. Fino al 2002, quando la tragedia dei preti pedofili esplose incontenibile a Boston portando la curia quasi alla bancarotta finanziaria oltre che morale, la diocesi di Los Angeles, la più estesa d'America con cinque milioni di fedeli sui 60 milioni di cattolici americani, aveva sborsato 10 milioni di dollari.

Una piccola somma, ricordando che il primo caso registrato di "silenzio comperato" risaliva al lontanissimo 1935. Ma la collaudata e triste formula manzoniana del "sopire e sedare" è stata spazzata via dall'uragano che si abbatté nel 2002 su Boston, altro caposaldo dell'America cattolica sulla costa opposta, dove 500 preti furono accusati di pedofilia, uno condannato al carcere per violenza carnale su bambini e un assegno da 100 milioni di dollari è stato pagato per danni alle famiglie.

Un conto che potrebbe impallidire davanti al disastro che queste ultime rivelazioni prospettano a Los Angeles. Lo scorso anno, la diocesi di Orange County, sobborgo losangeleno, è stata condannata a 100 milioni di danni per gli 85 casi di pedofilia provata in tribunale. Dal 2002, le denunce, sicuramente stimolate anche dal successo delle precedenti e dalla sostanziosa ricompensa, sono lievitate. Centoventisei sacerdoti e altrettanti diaconi e personale non ordinato, per un totale di 250 dipendenti dalla archidiocesi di Los Angeles sono stati denunciati e gli avvocati di parte stimano in 500 milioni il possibile "pay off", il conto finale.

Ma neppure la lezione di Boston, dove la resistenza passiva del cardinale Law servì soltanto a ingigantire lo scandalo e a turbare il gregge, è stata imparata a Los Angeles, dove ancora si è tentato di insabbiare. La curia aveva ammesso che ancora quattro sacerdoti riconosciuti pedofili sono in attività. Ma quando i cassetti dei segreti si sono aperti, e i documenti sono stati pubblicati sul sito della arcidiocesi, si è scoperto che erano, che sono, il doppio, otto.

Eppure anche queste rivelazioni non sarebbero che "uno sguardo dalla serratura" sostiene l'avvocato dei querelanti, che ha ovviamente interesse a dirlo. La sola certezza è che questi casi, che feriscono la Chiesa Cattolica americana, per ora soltanto quella americana, nel cuore della propria missione più cruciale, l'apostolato presso i bambini, aumenteranno, perché in ogni diocesi, da Boston, a New York, a Milwaukee, a Miami, a Dallas, le denunce si accumulano e le proteste di quella "tolleranza zero" promessa già da Giovanni Paolo II non convincono e non dissipano le nuvole di ansia presso i genitori.

Non quando leggono il dossier oggi pubblico di padre Richard Henry, denunciato dalle suore presso la chiesa del Santo Rosario che avevano informato, garbatamente, il vescovo delle "sue eccessiva predilezioni per i bambini", andò in prigione nel 1993 ma soltanto due anni or sono, nel 2003, venne finalmente espulso dalla Chiesa Cattolica Romana, creando l'impressione di essere più intenta a estirpare i peccati dalle società civile che a bonificare se stessa.

(13 ottobre 2005)
Severino MIngroni
00domenica 16 ottobre 2005 13:58
la laicità buona del Papa attuale
La laicità buona di papa Ratzinger
domenica, 16 ottobre 2005
Papa Benedetto XVI in una lettera inviata al convegno «Libertà e laicità» che si svolge a Norcia, ha scritto: “Uno Stato sanamente laico deve riconoscere nella sua legislazione quel senso religioso in cui si esprime l’apertura dell’essere umano alla trascendenza.” Secondo Benedetto XVI, “solo questa, è una forma di laicità positiva”.

Non ci sono laicità sane e laicità insane; laicità positive e laicità negative.
La laicità è una sola; quella che riconosce gli stessi diritti a tutti i cittadini; che non pretende per i cittadini cattolici privilegi rispetto agli altri cittadini, di seconda classe, di altre religioni e a quelli, di terza classe, senza religione; non pretenda che i suoi sfarzi e il suo potere temporale sia finanziato da tutti i cittadini italiani: cattolici, di altre religioni o senza religione.
Prima di parlare di laicità il papa dia alle donne il diritto al sacerdozio e al papato: parità di diritti tra uomo e donna.
Prima di parlare di laicità il papa riconosca il diritto di matrimonio e di pacs per tutti i cittadini; riconosca il diritto di adozione per tutti i cittadini che dimostrino di essere all’altezza del compito che ci si assume con l’adozione; parità di diritti per eterosessuali e omosessuali.
Prima di parlare di laicità il papa abolisca la scomunica di papa Giovanni XXIII per chi lotta per la salute dei bambini rendendo pubblici i delitti di pedofilia perpetati da sacerdoti. Si smetta di trasferire preti pedofili da una parrocchia ad un’altra per sottrarli alla giustizia terrena.

Fonte: uaar.it/news/index.php?entry=entry051016-012829
Severino MIngroni
00giovedì 20 ottobre 2005 10:15
laico contro laicista?
Laico contro laicista, imbroglio lessicale
martedì, 18 ottobre 2005
Laicismo sec.XX (sost) Principio politico e sociale che afferma l’indipendenza da qualsiasi principio o confessione religiosa, e dal clero, d’ogni attività della vita civile. 2. Carattere, qualità di laico.
Laicista sec.XX (sost) Fautore del laicismo, antidogmatico.
Laicistico sec.XX (agg) Da laicista, che si richiama a princìpi laicisti (es., Un progetto tipicamente laicistico). Deriv. Di laicista.
Laicità sec.XIX (sost) L’essere laico, condizione di laico (es. la laicità delle suore oblate, la laicità dell’insegnamento)
Laicizzare sec.XX Rendere laico, togliere a persona o a cosa il carattere ecclesiastico. Laicizzare la scuola, l’insegnamento: sottrarli alla dipendenza da princìpi di ordine confessionale.
Laicizzazione sec.XX Il ridurre allo stato laicale, il rendere laico. (es., laicizzazione delle scuole)

Sul tema, Massimo Teodori ha inviato al direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, la seguente lettera: “Non sarà che l’uso inflazionato della contrapposizione tra “laico” e “laicista” e tra “laicità” e “laicismo” è un puro imbroglio lessicale? Rifacciamoci ai testi. Il prestigioso “Dizionario di politica” di Bobbio e Matteucci prevede solo la voce “laicismo” che certo non è intesa in senso dispregiativo come viene usata dalla vulgata corrente, diciamo così, di parte cattolica e/o clericale e/o atea devota. Consultiamo lo Zingarelli: “laico” = “che si ispira al laicismo”; “laicista” = “proprio dei laici”; “laicità” = “qualità o condizione di chi, di ciò che è laico”; “laicismo” = “atteggiamento ideologico di chi sostiene la piena indipendenza del pensiero e dell’azione politica dei cittadini dall’autorità ecclesiastica”. Per capire ancora meglio aiutiamoci con l’inglese che, con l’essenzialità linguistica, svela gli inganni terminologici. Gli unici termini che esprimono i diversi concetti italiani (Oxford Dictionary of Politics, Webster’s) sono “secular” e “secularism”.
Fonte: Salon Voltaire

da uaar.it/news/index.php?entry=entry051018-155909
Severino MIngroni
00sabato 22 ottobre 2005 10:22
Politici miei, laici spesso immaginari, e mio decennale !
Libera Chiesa. Libero Stato?
venerdì, 21 ottobre 2005
Esce in libreria, di Sergio Romano, Libera Chiesa. Libero Stato? Il Vaticano e l’Italia da Pio IX a Benedetto XVI (Longanesi, pagine 148, 14,50 euro).
Ecco come lo presenta il Corriere della Sera di giovedì 20 ottobre 2005 a pagina 43:
Se il laico compiace il Vaticano
Italia e Santa Sede, l’inedito finale di una storia difficile
La tesi di fondo del nuovo libro di Sergio Romano si trova espressa con chiarezza già nel titolo: Libera Chiesa. Libero Stato? Dove la ironica, lievemente provocatoria, modifica della famosa formula cavouriana vuole appunto segnalare come oggi, secondo l’autore, ci troveremmo di fronte ad una eccessiva presenza della Chiesa nella vita pubblica del Paese. Naturalmente Romano non pensa affatto che sia lecito limitare l’espressione delle opinioni dei vertici vaticani o di chiunque altro: «Se l’Italia è libera — scrive — perché i rappresentanti della Chiesa non dovrebbero esprimersi liberamente?». Semmai osserva come la presenza — anzi, ai suoi occhi, l’invadenza — della Chiesa nella vita italiana dipenda anzitutto dalla tendenza dei politici di ogni partito a compiacere il Vaticano, sperandone forse vantaggi elettorali. …

fonte uaar.it/news/index.php?entry=entry051021-161426


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Salve a tutte/i !
oggi, 22 ottobre, sono dieci anni dal dono di questa mia stupenda trombosi !
Voglio festeggiare con voi tale felice ricorrenza, regalandovi due stampe di anticlericale.net, fatte opportunamente digitalizzare dal sottoscritto e che vi allego:

nella prima, potete vedere un povero cristo che insegue il solito fondamentalista con la tonaca: nel caso specifico, sogno di essere io il povero cristo. E' una illusione, ma lasciatemi sognare. E poi, per fortuna c'è Pannella ( www.radicali.it/view.php?id=43529 e www.lucacoscioni.it/node/6142 )!

Troppi nostri politici, infatti, si genuflettono sempre e obbediscono continuamente al Papa & C: laici immaginari ! Ma c'è lui, Giacinto Pannella detto Marco, che, sia anche con poche persone, cerca di finire la breccia di Porta Pia a Roma, iniziata dai Bersaglieri il 20 settembre 1870. E non ancora ultimata, purtroppo. Nella seconda stampa, lo potete vedere mentre sovrintende i ...lavori, al grido di: LIBERE CHIESE IN LIBERO STATO.

Qualcuno, non ricordo chi, ha detto: E CHIAMATECI PURE ANTICLERICALI "D'ANTAN", CHISSENEFREGA !
Già, chissenefrega.
Sperando che non vi sia un prossimo decennale, vi saluto. Ciao,
Severino


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Severino MIngroni
00giovedì 27 ottobre 2005 09:40
Concittadine/i, leggete e meditate!
Caso Tosti: una lettera di Pietro Ancona, la risposta di Sergio Romano
mercoledì, 26 ottobre 2005
Il Corriere della Sera di oggi ospita una lettera del coordinatore del circolo UAAR di Palermo, Pietro Ancona, a proposito della vicenda che vede protagonista il giudice Luigi Tosti. Questo il testo della lettera di Ancona:
Mi rivolgo a lei per segnalare il silenzio con il quale si vorrebbe isolare e insabbiare il processo al giudice Luigi Tosti previsto per il 18 novembre prossimo. Il giudice si è rifiutato di amministrare giustizia in un’aula con crocifisso alla parete. Ha ritenuto che la giustizia si amministra soltanto in nome del popolo italiano sostenendo, a differenza di Ratzinger, che i diritti delle persone scaturiscono dalle leggi e non dalla volontà divina. Il dottor Tosti ha restituito allo Stato gli stipendi percepiti durante la sua volontaria ma necessitata astinenza dalle udienze. Penso sia giusto che la questione arrivi alla grande opinione pubblica che, assentendo o dissentendo, ha diritto all’informazione.
pietroancona@tin.it
Questa la risposta di Sergio Romano
Caro Ancona,
sul dottor Luigi Tosti i lettori del Corriere sono già stati informati da un articolo di Marco Imarisio apparso il 25 settembre. Personalmente credo che un pubblico ufficiale non dovrebbe servirsi delle sue funzioni per promuovere una causa o condurre una personale battaglia politica o ideale. Le funzioni non gli appartengono. Gli sono state conferite nell’interesse della società e non possono essere interrotte semplicemente perché il suo titolare vuole manifestare preferenze o dissensi. È questa la ragione per cui lo sciopero dei magistrati, dei diplomatici, dei poliziotti, di altri funzionari dello Stato e di certe categorie professionali collocate al confine tra il pubblico e il privato, mi sono sempre parsi sbagliati. Ed è questa la ragione per cui i giornalisti della Rai, a mio avviso, non dovrebbero servirsi dei loro microfoni e delle loro telecamere per annunciare pubblicamente, durante i notiziari, le ragioni delle loro proteste. Quei microfoni e quelle telecamere appartengono al pubblico, non ai sindacati. Dopo avere fatto questa premessa, debbo riconoscere tuttavia che la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche e nelle aule di giustizia mi sembra il retaggio superfluo di un’epoca in cui, come si leggeva nell’articolo 1 dello Statuto Albertino, il cattolicesimo era la religione dello Stato. Il regime fascista lo conservò perché volle fare un uso nazionalistico della tradizionale fede degli italiani. La Dc lo conservò perché era il simbolo dei suoi ideali politico-religiosi. Ma la sua presenza oggi non tiene alcun conto delle trasformazioni che il Paese ha subito nel corso di questi ultimi anni. Immagini un’aula nelle scuole elementari di Prato, dove i bambini cinesi sono talora più numerosi degli italiani, o un’aula di giustizia in cui un musulmano siede sul banco degli imputati o sulla sedia del testimone. Quando vedranno il crocifisso alle spalle dell’insegnante o del giudice avranno l’impressione che l’istruzione e la giustizia in Italia siano impartite nel nome di una religione diversa dalle loro credenze. Qualcuno potrebbe osservare che la scuola e la giustizia, in Italia, sono laiche. Ma allora perché trattare un simbolo religioso alla stregua di una decorazione storico-culturale? I primi a esserne dispiaciuti e infastiditi dovrebbero essere i cattolici. Qualche tempo, in Abruzzo, un cittadino italiano di religione musulmana, Adel Smith, sollevò la questione con riferimento alla scuola frequentata da suo figlio, e si rivolse a un tribunale italiano che gli dette torto, se non sbaglio, richiamandosi a certe disposizioni amministrative del ministero della Pubblica Istruzione. Ma quelle stesse disposizioni possono essere modificate. E credo che sia giunto il momento di farlo.
Sergio Romano


da uaar.it/news/index.php?entry=entry051026-183711
Severino MIngroni
00martedì 1 novembre 2005 16:42
ADERISCO !
APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI

Signor Presidente,

lo scorso 12 ottobre il Governo ha ritirato dalla Camera dei Deputati, dopo che era stato già approvato al Senato, il Disegno di Legge di conversione del D.L. 17 agosto 2005 n. 163 recante disposizioni urgenti in materia di “infrastrutture” che all’art. 6 prevede l’estensione dell’esenzione dall’ICI agli immobili della Chiesa Cattolica anche ove si esercitino attività commerciali.

Ora la stessa normativa, integrata con l'estensione dei medesimi benefici fiscali anche alle altre confessioni religiose e alle organizzazioni no-profit, è stata ripresentata per l'approvazione in Parlamento.

Riteniamo che in tale eventualità verrebbe violato il principio costituzionale della parità di diritti di tutti i cittadini, visto l’obbiettivo di privilegiare fiscalmente -in nome di un presunto ruolo sociale- le confessioni religiose ed altre organizzazioni private rispetto a tutte le altre categorie imprenditoriali che esercitano le medesime attività commerciali. Ma la violazione è tanto più stridente in quanto lo stesso ruolo sociale e relativa esenzione dall'ICI non viene però riconosciuto alle madri e padri di quelle famiglie che, in base alla nostra Costituzione, sono la cellula fondante della società Italiana.

Abbiamo inoltre la ragionevole certezza che tale esenzione dall’ICI, che comporterà cospicue riduzioni di introiti nelle casse comunali in aggiunta ai già gravi tagli previsti per gli Enti locali dalla nuova finanziaria, verrà compensata con nuove imposizioni a carico dei contribuenti.

Noi, firmatari di questo Appello, ci rivolgiamo quindi a Lei, quale garante e custode della Costituzione e anche come nostro “concittadino onorario” , invitandoLa a vigilare, come Suo costante e apprezzatissimo costume, affinché non si affermi la disparità di trattamento fra i cittadini e affinché vengano tutelati i valori della laicità dello Stato rispettando le esigenze religiose in altre forme e non con intollerabili privilegi.

La “Consulta per la Libertà di Pensiero e la Laicità delle Istituzioni” della città di Roma

www.nogod.it/scandalosaici.htm

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Aderisco !

Severino Mingroni - vico Montaniera 49 - 66043 Casoli - Chieti

xoomer.virgilio.it/severinomingroni/carta_identita.htm
Severino MIngroni
00domenica 6 novembre 2005 09:55
Pier Ferdinando Casini, il fine linguista !
Laicista, la parola che non esiste
sabato, 5 novembre 2005
Nelle settimane scorse, l’uscita dell’edizione 2006 del vocabolario Zingarelli ha provocato l’annuale tormentone sui nuovi lemmi della lingua italiana. Ma non mi risulta che, fra questi, siano compresi né laico né laicismo , parole che sono entrate da tempo nel lessico del dibattito politico e che figurano sui vocabolari da svariati decenni. Nell’edizione dello Zingarelli che io possiedo, datata 1990, il significato del termine laico è definito come segue: «Che si ispira al laicismo».
Eppure, nel gergo politico italiano ha ormai preso piede una distinzione fra la laicità, che sarebbe da garantire, e il laicismo , che sarebbe da rigettare. Come in una dichiarazione recente del presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, a proposito della proposta del segretario dello Sdi, Enrico Boselli, di includere nel programma dell’Unione una revisione del Concordato: «Un rigurgito laicista che nulla ha a che fare con la laicità dello Stato» (Corriere della Sera , 30 ottobre). Allora, delle due l’una. O la distinzione fra laicità e laicismo è una bufala linguistica, che nasconde una precisa operazione logica (la rappresentazione di un principio costituzionale come un -ismo fazionario) e ideologica (la tutela a ogni costo dei privilegi concordatari della Chiesa cattolica). Oppure i redattori dello Zingarelli hanno dormito troppo sugli allori e per l’edizione 2007 faranno bene a cooptare nuovi esperti, compreso il fine linguista che siede sullo scranno più alto di Montecitorio.



da uaar.it/news/index.php?entry=entry051105-170608

Severino MIngroni
00lunedì 7 novembre 2005 09:31
Basta con il Concordato e gli altri privilegi alla Chiesa cattolica: LIBERE CHIESE IN LIBERO STATO!
Boselli: sono le ingerenze di Ruini che spingono a superare il Concordato
domenica, 6 novembre 2005
Il presidente dello Sdi Enrico Boselli, intervenendo al Consiglio nazionale del partito, sottolinea come “le dettagliate indicazioni sul modo più efficace in cui vanificare il referendum sulla procreazione assistita, come se fosse il capo di un partito politico” portate avanti dal cardinale Camillo Ruini abbiano rappresentato “le premesse per il superamento del concordato”. Boselli torna ad affrontare l’argomento dei rapporti fra Stato e Chiesa cattolica, sottolineando come la richiesta di andare oltre il concordato non rappresenti per lo Sdi “un colpo di testa, una trovata pubblicitaria o peggio una provocazione, ma la conseguenza del modo in cui la Cei si è comportata”. Boselli contesta chi in Italia descrive come “anticlericale o mangiapreti” coloro i quali “contrastano questa offensiva neointegralista”. “Invece - spiega il presidente dello Sdi - solo il pluralismo che mette alla pari le diverse concezioni religiose e filosofiche può assicurare la libertà di tutti i cittadini”. [...] I socialisti, insieme ai radicali, non hanno aperto “alcun fronte laico contro la Chiesa”, ma hanno identificato un “ruolo comune nel cercare di contrastare l’offensiva neointegralista delle gerarchie ecclesiastiche”.


da uaar.it/news/index.php?entry=entry051106-181251
domenico
00lunedì 7 novembre 2005 15:01
Ieri sera ho visto un'intervista all'allora cardinale Ratzinger, in un programma Sky dedicato all'inquisizione dove si parlava in modo particolare di Giordano Bruno; candidamente, l'allora porporato, nella sua tipica pacatezza, commentava gli inquisitori ora santi (vedi San Bellarmino), dicendo le testuali parole: "I santi sono uomini e possono avere cadute di stile....e sono quindi giustificabili le loro cattive azioni commesse in quel periodo". [SM=g27825] [SM=g27812]
Concludo con una frase tratta dal forum di anticlericale.net, a parziale commento della polemica che la chiesa sta scatenando in Spagna contro il (grande) Zapatero:

IL PROGRESSO, LA CULTURA E LA TOLLERANZA SI SONO SVILUPPATI IN EUROPA, NEI SECOLI, NON GRAZIE ALLA CHIESA CATTOLICA... MA MALGRADO ESSA.
Severino MIngroni
00mercoledì 9 novembre 2005 09:39
ancora sul Concordato
Prego, cliccate e leggete:
brunik.altervista.org/20051108073758.html
domenico
00mercoledì 9 novembre 2005 15:08
ancora sull'8 per mille.....
È stato da poco reso noto il documento approvato il 31 maggio 2005 dalla 54a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana sulla "Ripartizione delle somme derivanti dall'otto per mille per l'anno 2005". Da questo documento risulta che la somma relativa all’otto per mille IRPEF che lo Stato italiano "è tenuto a versare alla CEI" nel corso dell’anno 2005 risulta pari a Euro 984.115.165,49 (Euro 129.900.292,06 a titolo di conguaglio per l’anno 2002 e Euro 854.214.873,43 a titolo di anticipo dell’anno 2005). Nel documento si annuncia tra l’altro che nell’anno 2003 è stata concordata la costituzione di un "accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi". I numeri parlano da soli. Eccoli.

La somma di Euro 984.115.165,49, è così ripartita e assegnata:
a) all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero: 315.000.000,00;
b) per le esigenze di culto e pastorale: 471.250.000,00 di cui:
– alle diocesi: 155 milioni;
per l’edilizia di culto: 200 milioni (di cui 120 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 10 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d’Italia e 70 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici);

Dunque… Una delle fette più grosse della torta concordataria va al sostentamento del clero, ma quella più grande in assoluto va ad una voce non meglio specificata (almeno, io non ne so nulla): "esigenze di culto e pastorale". Da notare poi pure la grande somma dedicata all’edilizia di culto. Di seguito la specifica delle altre partizioni, in cui salta all’occhio la veramente striminzita somma, se confrontata alla enormità delle altre, destinata agli interventi nel terzo mondo.

– al Fondo per la catechesi e l’educazione cristiana: 60 milioni;
– ai Tribunali Ecclesiastici Regionali: 7 milioni;
– per esigenze di culto e pastorale di rilievo nazionale: 49.250.000,00;
c) per gli interventi caritativi: 195.000.000,00 di cui:
– alle diocesi: 85 milioni;
– per interventi nei Paesi del terzo mondo: 80 milioni;
– per esigenze caritative di rilievo nazionale: 30 milioni;
d) per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi: 2.865.165,49.
Maria Carmela
00venerdì 11 novembre 2005 08:52
Crocifisso a giudizio
Il giudice Luigi Tosti rinviato a giudizio per essersi rifiutato di lavorare nelle aule col crocifisso

L'Aquila - E' prevista per venerdì 18 novembre 2005 alle ore 9 presso il Tribunale dell'Aquila l'udienza nella quale il magistrato Luigi Tosti dovrà sedere dietro la sbarra come imputato. E' dal 9 maggio scorso che il giudice si rifiuta di tenere le udienze nel Tribunale di Camerino (Macerata) perchè l'Amministrazione Giudiziaria omette di rimuovere dalle aule pubbliche il crocifisso e non autorizza il giudice Tosti a esporre i propri simboli. Il magistrato denuncia la marcatura delle pareti pubbliche da parte dei Cattolici e rivendica i diritti di uguaglianza delle altre confessioni religiose e degli atei. Tosti ha informato con una lettera il Ministro di Giustizia Roberto Castelli e con un'altra il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e a tutt'oggi non ha avuto risposta. Giornalisti e cittadini possono partecipare come pubblico dandosi appuntamento dinanzi al Tribunale dell'Aquila a sostegno e a difesa della laicità dello Stato.
Luigi Tosti, via Bastioni Orientali n. 38 - 47900 Rimini, tel. 0541789323, mobile 3384130312
luigit1@alice.it
domenico
00venerdì 11 novembre 2005 09:38
intervista al giudice
Per chi volesse approfondire l'argomento, c'è un'interessante intervista del 10/11/05 al giudice Tosti: www.nogod.it/ilcasotosti.htm
Severino MIngroni
00venerdì 11 novembre 2005 10:49
Tosti e atei !
Ancora sul giudice Tosti:
uaar.it/news/index.php?entry=entry051110-165520

Sono fiero di essere ateo, checchè ne dica quel poveraccio del pàpa:
uaar.it/news/index.php?entry=entry051110-164812
Severino MIngroni
00domenica 13 novembre 2005 15:33
VIVA LA TOSCANA LAICA !!
Leggete l'allegato !!
Severino MIngroni
00martedì 15 novembre 2005 10:47
la religione di Ruini e la la laicità del pàpa!
Ruini, Capezzone: sta esponendo un programma di governo di legislatura...
a maggior ragione dinanzi a questa valanga, è a difesa dei credenti e della loro libertà di coscienza che lanciamo la campagna per abolire concordato, otto per mille e tutti i privilegi di cui godono le gerarchie del clero cattolico.


Roma - ore 17.15, 14 novembre 2005

• Dichiarazione di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani

Droga, aborto, rapporto tra Stato e Chiesa, ordine pubblico, politica estera, legge finanziaria e provvedimenti economici: il cardinale Camillo Ruini non sta neanche scrivendo un manifesto elettorale, ma è già passato -superando qualunque remora, travolgendo qualunque inibizione perfino formale- all'esposizione di un programma di governo di legislatura...


A maggior ragione dinanzi a questa valanga, è proprio a difesa dei credenti e della loro libertà di coscienza che lanciamo la campagna per l'abolizione del Concordato, dell'otto per mille e di tutti i privilegi di cui godono le gerarchie del clero cattolico.


E' impegno -ormai- improcrastinabile. Ed è impegno non solo liberale e laico, ma -a questo punto- cristiano.


Rispondiamo a Ruini con le parole di Luigi Sturzo, nel Congresso di fondazione del Partito Popolare. Gli fu chiesto perché non avesse scelto il nome "cattolico", e lui rispose: "Cattolico ha a che fare con la religione, con l'universalità; qui parliamo di politica, di divisione, di una parte".
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Capezzone su Benedetto XVI: che cos'è la "bene intesa" o "sana" laicità?
Chi stabilisce quando si intende "bene" e quando - invece - "male"?


Roma, 14 novembre 2005

Insisto: modello americano. Piena libertà di parola e di azione, ma senza Concordati, senza privilegi, senza otto per mille.


Commentando il messaggio alla Camera di Benedetto XVI, Daniele Capezzone, segretario di Radicali italiani, ha dichiarato:

Come altre volte in passato (quando aggiungeva al sostantivo "laicità" l'aggettivo "sana"), così oggi il Papa ha parlato di una laicità che deve essere "bene intesa".

Mi domando: chi stabilisce cosa sia questa "bene intesa" laicità? Chi decide quando si -diciamo così- "intende bene" e quando invece si "intende male"?

Ribadisco che, a partire dall'iniziativa per il superamento del Concordato, mi pare importante (in primo luogo a tutela della libertà di coscienza dei credenti: perché non esiste solo un rischio di clericalizzazione dello Stato, ma soprattutto di parastatalizzaizone della Chiesa) conquistare anche in Italia la linearità e la chiarezza del modello americano, in cui le gerarchie di ogni confessione sono libere di dire e fare quel che vogliono, ma senza Concordati, senza privilegi, senza otto per mille.

L'unica cosa che non può essere consentita è il meccanismo che potremmo chiamare delle "botte piena e della moglie ubriaca": cioè, non si può da una parte avere i privilegi, e dall'altra continuare a entrare a gamba tesa nell'arena politica.













domenico
00martedì 15 novembre 2005 16:07
ATTUALITA'
< Io appartengo alla sparutissima schiera di coloro che credono ancora sia dovere di ogni uomo civile prendere la difesa dello Stato laico contro le ingerenze della Chiesa in Parlamento, nella scuola, nella pubblica amministrazione, e ritengono che quest'obiettivo sia, nel nostro paese, più importante di qualsiasi altro - politico, giuridico o economico - in quanto il suo conseguimento costituirebbe la premessa indispensabile per qualsiasi seria riforma di struttura: io sono, cioè, sulle posizioni di quello che la maggior parte degli esponenti della nostra sinistra democratica oggi definisce "vieto anticlericalismo" e "pregiudizio piccolo-borghese". >
Ernesto Rossi, 8 dicembre 1964
Severino MIngroni
00mercoledì 16 novembre 2005 09:48
targa o questione di preservativi?
«Perché alla Camera la targa di Wojtyla?»
martedì, 15 novembre 2005
Nel ricordo della visita di Giovanni Paolo II alla Camera, il 14 novembre del 2002, al cospetto del presidente Ciampi, del presidente della Cei Ruini e di altre autorità delle istituzioni italiane e della Santa Sede, il presidente Pier Ferdinando Casini ha ieri scoperto una targa commemorativa nell’aula di Montecitorio. Si tratta di una tavola in legno di una quarantina di centimetri per sessanta fissata sul lato destro dell’emiciclo, sopra i banchi di An. Il fondo della targa è scuro e le lettere in oro. “Sua Santità Giovanni Paolo II - recita il testo - invocata la benedizione divina sull’amata Italia, fece auspicio di nuovi e fecondi traguardi di giustizia e di pace, nel solco dei valori di civiltà della nazione, per un’umanità senza confini”. Nel momento cruciale della cerimonia, caduto il velo che la celava agli sguardi, gli illustri partecipanti, tra cui cardinali e sottosegretari, si sono raccolti in un attimo di silenzio. Poi l’applauso. Ora, apporre una nuova insegna nell’aula di un Parlamento non è cosa del tutto scontata. [...] Il punto vero è la decisione di ricordare, tra i tanti che sono venuti, proprio un Papa; e a rendere il tutto ancora più controverso, sia pure a livello di sospetti, mugugni e malignità, appare il momento scelto. La risposta dei laici, per ora, ha trovato voce solo nella Velina Rossa del giornalista Pasquale Laurito, che si dichiara cattolico praticante, ma anche per questo, forse, dopo aver invocato il rispetto che si deve al grande Papa, giudica l’iniziativa “fuori da ogni logica”. E dunque sostiene, con il plurale maiestatis: “Ci hanno spiegato che l’aula del Parlamento raccoglie tutte le culture del paese. La targa poteva essere posta in un altro luogo del Palazzo, ma non nell’aula”. Scrive poi, con la dovuta malizia, che almeno due vicepresidenti della Camera non sapevano nulla della targa. Al che in serata, “ambienti della Camera” (ossia vicini al presidente Casini), hanno puntualizzato che la decisione è stata presa dall’Ufficio di Presidenza nella riunione del 27 aprile scorso. Ma anche qui si capirà come la questione vada un po’ oltre chi ha fatto la scelta, e quando. Il Parlamento è una istituzione laica che accomuna cattolici, credenti di altre religioni e non-credenti. Ma ai vertici della Camera e del Senato, questa laicità pare oggi ad alcuni piuttosto tenue, o scolorita, o indebolita, insomma Casini e Pera non mancano di mostrare una particolare attenzione alla Chiesa, ai cardinali, ai temi religiosi anche minuti, meglio se di graziosa presa - divertente la competizione tra i presepi presidenziali fra i due palazzi - e di pronto effetto. [...] Ma targa o non targa, l’impressione è piuttosto quella di un Parlamento che non solo ha perso il suo ancoraggio, ma va cercandolo, disperatamente, là dove ancora non si capisce tanto bene. E allora scopre lapidi e papi, fede e valori, simboli ed energie, ma al dunque non riesce più ad accendere la fantasia e a scaldare i cuori dei cittadini. Un’istituzione che ha sempre meno autorità, cultura e coscienza di sé. E le chiede in prestito, e se le appende al muro.
L’articolo di Filippo Ceccarelli è stato pubblicato sul sito di Repubblica

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Cile, una questione di preservativi
martedì, 15 novembre 2005
Immaginate uno spot di questo tipo: una bella ragazza che sorridente, davanti alla telecamera dice: “Da quando il mio ragazzo ha imparato a metterlo, il preservativo mi sembra molto divertente”. Immaginate un’attrice famosa, una Sabrina Ferilli o una Monica Bellucci, che sempre davanti a una telecamera dica: “Quando lui e’ in difficolta’, glielo metto io”. Immaginate altri spot che mostrano i disegni del Kamasutra, e un presentatore televisivo famoso, mettiamo un Gerry Scotti o un Pippo Baudo che dicono: “Io per amore uso sempre il preservativo”. Immaginate infine che tutto questo sia parte dei “messaggi” di una campagna del governo per la prevenzione dell’AIDS, la prima incentrata esclusivamente sul preservativo. Una campagna del genere, in Italia noi non l’abbiamo mai vista e sa il cielo se e quando la vedremo. La vedono pero’ in Cile. Naturalmente i volti degli spot non sono quelli dei personaggi che si sono citati, che in Cile non dicono nulla, ma appartengono ad altre attrici come Maria Izquierdo, che si sono prestate volentieri alla campagna; e per questo si sono attirate i fulmini e le “scomuniche” della gerarchia cattolica, sempre in prima fila quando c’e’ da combattere una battaglia di retroguardia. In Cile come in Italia come un po’ ovunque. La campagna in questione e’ promossa dal ministero della Salute cileno. [...] I sondaggi demoscopici e le rilevazioni di opinione sembrano dare ragione al governo; il 95 per cento dei cattolici infatti dice di approvare l’uso del preservativo come mezzo di prevenzione. Dal lontano Cile, insomma, viene una lezione di cui converrebbe anche in Italia fare tesoro. Prima pero’ bisognerebbe che ci fosse un Pedro Garcia ministro della Salute. Ci tocca invece (speriamo ancora per poco) un Francesco Storace.
L’articolo di Gualtiero Vecellio è stato pubblicato su Notizie Radicali

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domenico
00venerdì 18 novembre 2005 13:56
Altro "regalo" della Moratti: Obbligatoria l'ora di religione....
«L’ora di religione non è più facoltativa»
giovedì, 17 novembre 2005
Con la riforma Moratti, l’unica materia facoltativa dell’ordinamento scolastico italiano diventa obbligatoria. Lo afferma Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil. “L’attenta lettura del decreto legislativo sulla scuola secondaria riserva diverse sorprese e nessuna di queste è positiva. Avere messo la religione cattolica tra le materie obbligatorie per tutti - secondo Panini - provoca due effetti: prima di tutto si rende obbligatoria una scelta che è facoltativa, non essendo neanche obbligatorio scegliere l’attività alternativa; in secondo luogo diventa assenza non frequentare religione o l’attività alternativa”. In questo modo non avvalersi dell’insegnamento della religione , conclude Panini, “produce una penalità di 33 ore”. Un peso grave visto che “nel nuovo ordinamento superare il tetto del 25 per cento del monte ore obbligatorio comporta la bocciatura automatica”. In effetti - rispetto alla scelta facoltativa che si presentava fino ad ora per lo studente al momento dell’iscrizione - la contraddizione del nuovo assetto orario della scuola secondaria di secondo grado disegnato dalla coppia Bertagna-Moratti salta subito all’occhio. In sette (escluso il liceo artistico) degli otto licei in cui si articolerà la futura scuola superiore l’orario settimanale è articolato in ‘Attività e insegnamenti (materie) obbligatorie per tutti gli studenti’, ‘Attività obbligatorie a scelta dello studente’, e ‘Attività e insegnamenti facoltativi’. A titolo di esempio: nella prima classe del liceo scientifico sono previste 28 ore settimanali di attività obbligatorie per tutti, 3 ore obbligatorie (ma a scelta dello studente fra le diverse opzioni proposte della scuola) e un’ora facoltativa. Lo studio della Religione, contrariamente a ogni logica, è collocato fra le discipline assolutamente obbligatorie. Secondo il leader della Cgil il nuovo assetto penalizzerebbe coloro che sceglieranno di non avvalersi della religione cattolica che, in quanto obbligatoria, risulterebbero assenti “in automatico” per 33 ore all’anno. Insomma, gli studenti che seguiranno l’ora di Religione potranno assentarsi più dei compagni che non se ne avvarranno. [...]
L’articolo di Salvo Intravaia è stato pubblicato sul sito de La Repubblica

Maria Carmela
00domenica 20 novembre 2005 11:53
Giudice Tosti condannato

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