Libertà
Ciao Severino,
riporto di seguto un bell'intervento tratto dal forum di anticlericale.net (certamente non per te, che conoscerai benissimo!
, ma per quanti vogliano approfondire l'argomento):
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LA LIBERTA’ SIGNIFICA IL DIRITTO DI ESSERE ERETICI
Davvero non riesco a comprendere perché certi amici giornalisti debbano prendersi il fastidio di edulcorare, se non travisare, concetti, parole, pensieri. A quanto pare, certe parole rappresentano un autentico tabù, un limite invalicabile, per chi si trincera dietro al muro del politically correct.
La religione della moderazione è un morbo che appesta certe redazioni, soprattutto quando il locale o i locali rappresentanti dell’Ucsi ricevono in appalto la cura dei temi inerenti Santa Romana Chiesa.
La sensazione di vedersi continuamente riflesso in un specchio fasullo, deformante, è davvero terribile.
A volte arrivo a pensare che sia preferibile la censura, rispetto alla semi-falsificazione o alla rimozione di concetti e parole “scomode”.
Ha davvero ragione Marco Pannella ad affermare che certe parole,certe frasi, con quello che rappresentano e sono in grado di evocare, vengono continuamente rimosse, diventano fantasmi, come a volte può diventare un fantasma chi ne è portatore.
Come non ripensare a Gaetano Salvemini quando afferma: “La libertà significa il diritto di essere eretici, non conformisti di fronte alla cultura ufficiale e che la cultura, in quanto creatività, sconvolge la tradizione ufficiale.”
E allo stesso Pannella, che su un numero di Notizie Radicali del gennaio ’99 scrive: “La censura e la rimozione altrui fanno si che anche per te la tua immagine si allontani dalla tua identità vera, e questo è terribile.”
L’altra mattina ho incontrato un amico che mi ha riferito di un vecchio proverbio che gli ripeteva la nonna: “a 50 anni o sei vescovo o sacrestano”.
Già vescovi e sacrestani, il detto voleva significare sicuramente altro, ma quel che è certo è che questo acre odore di incenso e sacrestia può intasarti i polmoni più di un pacchetto di nazionali senza filtro.
Nessuno vuole togliere al povero Ruini il diritto di parola e del resto sua eminenza in certe redazioni è di casa, in compagnia di schiere di prelati pronti a parlarti di tutto e di più, ma è altrettanto vero che non possiamo rinunciare, per opportunismo, ad esercitare la nostra critica nei confronti di una cultura sessuofobica che produce effetti devastanti. E non possiamo rinunciare, in nome di non so quale moderazione, ad invocare un dietro-front sull’ennesima regalia a favore del Vaticano e dintorni, consistente nell’esenzione dal pagamento dell’Ici, con effetto retroattivo, per tutti gli immobili connessi a finalità di religione o di culto(perdita secca per gli enti locali calcolata intorno a 300 milioni di euro l’anno).
Tutto questo dobbiamo ripeterlo a gran voce, soprattutto a coloro che in queste ore si strappano le vesti per la finanziaria prossima ventura, ai liberali, a coloro che hanno a cuore, se ce ne sono davvero in questa regione, la laicità dello Stato.
Ciascuno è libero di fare ciò che vuole, anche di seguire i consigli di Ruini, ma solo le strutture Vaticane e paravaticane saranno esentate dal pagamento dell’Ici.
Ciascuno è libero di fare ciò che vuole dicevamo, anche di seguire i consigli di Ruini, così come noi abbiamo il diritto di criticarne il pensiero e la cultura.
In una recente intervista a QN, Marco Pannella ha affermato: “Il laico è un credente e il credente è laico. E il guaio oggi non siamo noi laici, ma i 25mila parroci militarizzati, costretti ad affiggere un cartello in cui invitavano ad astenersi al referendum. Sono queste le cose che vanno annotate, e non sottovalutate come si è fatto e si fa.”
Servirà continuare a ripetere che occorre distinguere tra Chiesa e gerarchie Vaticane? Che non si può accettare che la morale della Cei diventi legge dello Stato? Che la stessa Cei gestisca un miliardo euro all’anno di finanziamento pubblico, ottenuto con una autentica truffa? Di certo non servirà se non ci sarà data la possibilità di dialogare con gli uomini e le donne di questo Paese, se le parole continueranno ad essere edulcorate e i pensieri “scomodi” censurati.
Qualche anno fa, in occasione di una visita di Giovanni Paolo II a Nola, gli amministratori locali si premurarono di far coprire la statua dedicata a Giordano Bruno, per non urtare la suscettibilità del Santo Padre e chissà perché questo episodio fa affiorare dalla galleria dei miei ricordi un socialista e un antifascista dimenticato(uno dei tanti), Carlo Rosselli, che nei suoi Scritti Dell’Esilio ebbe ad affermare: “L’idea di libertà è una creazione di ogni spirito; imperdonabile errore è considerare la libertà sotto un profilo storicistico, strumentale ed utilitaristico. La libertà è un valore eterno ed assoluto.”
Ci sono luoghi che a volte ricordano le mitiche colonne d’Ercole e ci sono amministrazioni comunali, in questa mia Lucania, che sembrano essere un’ appendice della Curia.
Le nuove colonne d’Ercole sono le statue di santi e madonne, che spesso campeggiano all’entrata e all’uscita di tanti piccoli centri e che naturalmente vengono regolarmente inaugurate dalle autorità, con lo spettacolo raccapricciante, a volte, di non riuscire a distinguere nel tenore dei discorsi e degli interventi, invero assai poco illuminati, chi è l’eminenza e chi è l’autorità.
E’ davvero curioso, in questo affascinante contesto, ripensare all’accanimento terapeutico e alla furia iconoclasta esercitata da anonimi nei confronti dei manifesti referendari con la faccia di Veronesi. Mi è venuto, inevitabilmente, da fare il paragone con i Talebani.
Le cronache riferiscono di folle plaudenti, impegnate in continui osanna, ma forse non è esattamente così, ed io continuo a credere che la stragrande maggioranza dei cattolici sia davvero lontana da queste gerarchie. E’ pur vero,però, che il controllo sociale che sono in grado di esercitare lor signori è spaventoso e rinvigorisce con l’incremento dei conti bancari e delle regalie statali, regionali, provinciali e comunali.
La toponomastica sembra essere diventata un ulteriore indicatore del potere curiale e Vaticano. Ormai non si contano più le piazze dedicate a Giovanni Paolo II, con un noto ex senatore, attuale sindaco di Ferrandina, il paese che ha dato i natali alla mia nonna paterna, che è arrivato a proporre addirittura due statue equestri del Papa da piazzare a Potenza e Matera. Naturalmente di onorare la memoria del Papa, dando il là ad un provvedimento di amnistia/indulto, manco a parlarne. E certo, ad iniziare da Ruini, quel desiderio del Papa ha ricevuto davvero scarsa considerazione. Il potere ateo dei clericali, continua a ripetere Pannella, ed è una di quelle frasi evocative che ti raccontano un mondo.
Tornando alla toponomastica, mi chiedo come mai nessuno abbia pensato di dedicare un vicoletto a Pio IX, pardon San Pio IX, o a San Bellarmino, inquisitore di Giordano Bruno, che dedicò gli ultimi anni di vita ad un’ opera dal titolo “Arte del bel morire”. Temo, però, che non si riferisse all’eutanasia. A certi difensori della vita piace intrattenersi con sorella morte e torturare i propri simili. Giordano Bruno e la statua coperta a Nola. Più di tre secoli dopo, quella frase pronunciata dal filosofo nolano poco prima di morire, riecheggia ancora tra le mura vaticane “Forse tremate più voi nell’infliggermi questa sentenza che io nell’accoglierla.”
Non mi sento davvero di dar torto ad Anacleto Verrecchia, che in una bella biografia di Bruno afferma: “La chiesa non ha ancora avuto il coraggio di assumersi tutta la responsabilità di quel rogo. Usare le fiamme per distruggere l’intelligenza è un crimine che non si cancella e che può far tremare lo stesso colonnato del Vaticano.”
Tra poco è tempo di vendemmia(almeno qui), e noi abbiamo l’impressione che la vigna del signore sia stata occupata da un esercito di “portavalori”, pronti a manganellare chiunque non sia in sintonia con loro. Pronti ad imporre a tutti la loro morale.
Francamente tutto questo ci appare assai poco cristiano e molto integralista, e proibizionista, e illiberale, e…
Ma cosa ci si può aspettare da chi grida continuamente al delitto di lesa maestà ogni qual volta si parla di Vescovi, Papi e Cardinali, non riuscendo ad indignarsi nemmeno un pochino per “l’affaire Ici”.
Non siamo antireligiosi, certo che no, anzi siamo religiosamente anticlericali.
Quando ascoltiamo le parole di Salvemini, Pannella, Rossi e Rosselli, ci sembra di aver capito cos’è la fede e cosa significa credere. Soprattutto fede nell’uomo, senza integralismi e senza il desiderio di invadere la vita delle persone.
Può darsi che, come afferma qualcuno,io non abbia capito niente dei rapporti tra Stato e Chiesa. Meglio così, se capire significa diventare apostoli dello Stato etico e confessionale.
Per intanto, per controbilanciare San Bellarmino, vorrei essere capace di scrivere “L’arte del bel vivere”. Al capitolo primo farei stampare a caratteri cubitali “I have a dream”…un mondo senza fanatismi. Per chiudere in bellezza, e con l’ennesima citazione, potremmo dire che il fanatismo religioso nella nostra epoca si è secolarizzato e trasformato in ideologia.
Maurizio Bolognetti
Segretari Radicali Lucani
Consigliere Ass. Coscioni
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Maurzio Bolognetti
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